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'Galleria emozionale', il nuovo esperimento digitale di Ballantini è a prova di imitazione.

Classe 1964, da sempre coltiva l’arte della pittura in parallelo alla carriera di attore. noto al grande pubblico per le imitazioni a Striscia la Notizia ma, ci racconta presentando il nuovo progetto digitale, “più vado avanti più mi accorgo che è bene far parlare solo i quadri”. E i critici d’arte approvano.

Mettere in piedi una “Galleria emozionale” attraverso spazi web e social media. È il nuovo progetto che Dario Ballantini ha da poco inaugurato per far conoscere i suoi quadri al pubblico, ovviando così da un lato alle limitazioni che – almeno per ora – impediscono l’accesso alle gallerie e, dall’altro, ai confini nazionali, per far apprezzare la sua opera anche all’estero. Non è la prima volta che le opere di Ballantini vanno fuori dall’Italia (è già stato alla Metropolitan International School of Miami, ai Wynwood Walls di Miami e all’ArtMoorHouse di Londra) ma l’artista è abituato ai grandi numeri, avendo fatto ridere e sorridere milioni di italiani in migliaia di serate tv e spettacoli teatrali: il suo volto è diventato, fra gli altri, quello di Gianni Morandi, Vasco Rossi, uno stuolo di politici compreso Donald Trump e – forse il più iconico di tutti – quello dello stilista Valentino. Il
palcoscenico è peraltro un “attrezzo” di famiglia, visto che anche suo nonno era attore e lo zio tenore. Eppure, l’attorialità non esaurisce la vena artistica dell’istrione livornese, classe 1964, che sin dai 18/19 anni si è mosso lungo un doppio binario, firmando come Ballantini i suoi quadri e come Dario i suoi spettacoli: due aspetti della sua personalità cresciuti contestualmente, uno imbevuto dell’altro, non certo un vezzo sopraggiunto dopo la fama televisiva. Anzi, probabilmente la notorietà e la grande esposizione hanno nutrito quella voglia di “sparire” dietro le tele: “Più vado avanti più mi accorgo che è bene far parlare solo i quadri”, racconta a Luxury&Finance.

Che cosa ci dicono le sue opere?
Quello che voglio esprimere è il dovere che l’essere umano ha di interrogarsi, tanto e spesso, per completare la sua ricerca di sé.

Viene presentato come “ pittore gestuale, angosciato dalle slabbrature del tempo”. Com’è questo suo tempo?
Per me il tempo è innanzitutto diviso, a partire dal fatto che da anni ormai mi divido fra tre città: Livorno, Roma e Milano. Il tempo non è sempre uguale a se stesso, è molto legato alle nostre percezioni. Per questo nei miei quadri ci sono sempre, sullo sfondo, dei palazzi di un paesaggio vagamente urbano: quelli sono gli elementi che rappresentano la continuità, ciò che resta nel tempo, appunto, mentre al loro interno cambiano vite, storie e situazioni. Il tempo attuale porta tutti, compresi gli artisti, verso il digitale, come dimostra questa sua “Galleria emozionale”.

Come sta vivendo questo passaggio?
“L’estate scorsa, nella finestra di tempo in cui è stato consentito, mi sono goduto l’entusiasmo suscitato dalla mia “Antologica 1980 – 2020”, a Livorno. Quando le persone vengono di persona, vedono e chiedono, commentano… Beh, è un’emozione bellissima. Detto questo, non considero internet e il digitale dei nemici, bensì strumenti di comunicazione che ho deciso di provare. Poi, certo, si potrebbe notare che nell’epoca della comunicazione risulta ancora più forte l’incomunicabilità e il rischio di non ascoltare, ma apriremmo altri scenari.

Come sta andando questo suo esperimento?
È una modalità che consente a ognuno di concentrarsi su particolari differenti, con tempi differenti. Direi che c’è un’ottima risposta, contando che la pittura non muove le masse. D’altronde, il digitale sta diventando una forma di supporto anche per lo spettacolo. Per tutti noi “il live è un’altra cosa” ma, in un momento in cui non c’è alternativa, lo streaming aiuta la divulgazione e stimola il ritorno dal vivo. Ad esempio, io ne ho approfittato per mettere in piedi due documentari con materiale che avevo su Petrolini e Dalla. Poi si tornerà sul palco e qualcuno verrà a vederci con un’attenzione raddoppiata, come ho visto accadere l’estate scorsa, mentre qualcun altro continuerà a seguirci col computer.

A che cosa punta con questa esperienza online?
Desidero che le mie opere siano conosciute di più all’estero. D’altronde, non hanno nulla di tipicamente italiano, nemmeno nei paesaggi. Non sono riconducibili a cose che io vedo, bensì a cose che io sento. Il critico Giovanni Faccenda l’ha definita un espressionista esistenziale.

Qual è il momento dell’esistenza più difficile da cogliere e poi trasmettere con un’opera?
La nostra parte spirituale. È difficile bilanciare la sensazione trascendente con il nostro vivere nel mondo, la realtà materiale con cui dobbiamo fare i conti. Serve una grande sensibilità, mentre le nostre dinamiche sono sempre più mordi e fuggi.

Per scoprire il nuovo progetto www.darioballantiniarte.it.

Nella foto sopra: 'Poco fa', dipinto su carta intelaiata anno 2020 misure 50x70

Sotto: Le nuove vie 2020 dipinto su carta intelaiata 33x48

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