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Peggiora la fiducia nella crescita globale per PwC

Ma 90% dei Ceo italiani è crede in quella aziendale a 3 anni

Milano, 20 gennaio (L&F) – Peggiora la fiducia nella crescita economica globale, ma il 90% dei Ceo italiani crede in quella della propria azienda nell’arco dei prossimi 3 anni. Emerge dalla 23esima ricerca condotta da PwC su circa 1.600 Ceo in 83 paesi del mondo e presentata in occasione del summit annuale del ‘World Economic Forum’ di Davos.  Il nuovo decennio si apre con il 53% dei Ceo che prevede una riduzione del tasso di crescita economica nel 2020. Un dato in aumento rispetto al 29% del 2019 e al 5% del 2018. Si è ridotto dal 42% del 2019 al 22% il numero di quanto prevedono una crescita.

“Non sorprende che la fiducia nella crescita economica si sia ridotta se si considerano le incertezze relative alle tensioni commerciali e al contesto geopolitico”, sottolinea Alessandro Grandinetti, Markets & Clients Leader di PwC Italia, confermando già quanto affermato da Bob Moritz, Global Chairman di PwC. “Le sfide dell’economia globale non sono nuove, ma la velocità alla quale procedono non ha precedenti. Ci sono ancora opportunità concrete nei singoli contesti locali e considerando il know-how ed il posizionamento competitivo nel proprio mercato acquisito nel corso dell’ultimo decennio in un contesto complesso e diversificato, i CEO sono confidenti sulla possibilità di poter governare il rallentamento economico e continuare a crescere”.  

In particolare i manager sono molto meno ottimisti per quanto riguarda le prospettive delle loro aziende per l’anno in corso, con solamente il 27% degli intervistati che afferma di essere “molto fiducioso” nella crescita delle loro attività nei prossimi 12 mesi, in calo rispetto al 35% dello scorso anno. Marcata la differenziazione tra Paese e Paese: Cina e India riportano i livelli più elevati di fiducia tra le principali economie e registrano rispettivamente un 45% e un 40%, seguite da Usa (36%), Canada (27%), Regno Unito (26%), Germania (20%) e Francia (18%). Il livello più basso di ottimismo si registra in Giappone (11%).

Gli USA conservano il ruolo di leader principale anche se i conflitti commerciali e le tensioni politiche hanno tuttavia minato seriamente l’attrattiva che esercitavano da parte dei Ceo in Cina (dal 59% del 2018 all’ 11%). Gli altri paesi che rientrano tra i cinque mercati che presentano maggiori opportunità di crescita sono invariati rispetto allo scorso anno: Germania (13%), India (9%) e Regno Unito (9%). Per quest’ultimo il risultato è significativo, considerando le incertezze generate dalla Brexit. L’incertezza sulla crescita economica è balzata dal dodicesimo al terzo posto, dietro soltanto ai conflitti commerciali e alla costante regolamentazione eccessiva, nuovamente impostasi come preoccupazione numero uno.

La ricerca evidenzia anche preoccupazione per l’eccessiva regolamentazione, ma si attendono anche significative modifiche normative nel settore della tecnologia. L’auspicio è che i governi introducano una nuova normativa per disciplinare i contenuti di internet e dei social media per regolamentare il dominio delle società tech. Il 51% dei Ceo si aspetta che i governi obbligheranno, in misura sempre maggiore, il settore privato a indennizzare le persone per i dati personali raccolti.

La carenza di competenze chiave rimane una significativa minaccia alla crescita. Il processo di upskilling resta il modo migliore per colmare il gap in termini di competenze richieste dal mercato. Tuttavia, soltanto il 18% dichiara di avere compiuto “significativi progressi” nell’implementazione di un programma dedicato. Un’opinione confermata anche dai lavoratori. In un’altra ricerca di PwC, il 77% dei lavoratori nel mondo, ovvero 22.000 persone, dichiara che vorrebbe acquisire nuove competenze e soltanto il 33% ritiene che gli sia stata data l’opportunità di sviluppare competenze digitali al di fuori delle proprie mansioni ordinarie.

I Ceo italiani continuano ad avere fiducia sulle prospettive delle loro aziende a 3 anni (90%), in misura crescente rispetto al 2019 (84%) e su livelli comparabili a quelli degli altri grandi paesi industrializzati a livello mondiale. Nicola Anzivino, Partner di PwC Italia, commenta: “Le risposte ricevute sono confortanti, chiaramente evidenziano una significativa resilienza del tessuto produttivo italiano; siamo ancora industrialmente sani e capaci di affrontare le incertezze macroeconomiche e geopolitiche attese per il 2020 e per gli anni successivi, puntando a nuovi investimenti orientati soprattutto a digitalizzare gli ambiti produttivi e rendere i nostri prodotti ad alto contenuto tecnologico”.

Il 32% dei CEO italiani dichiara di star facendo fronte alle recenti sfide orientando le proprie strategie di crescita verso aree geografiche alternative, un livello più alto rispetto alla media globale del 26%. Per quanto riguarda i cambiamenti climatici e relativi danni ambientali, i CEO italiani si dichiarano preoccupati, ma in misura sicuramente inferiore rispetto al resto del mondo: esprime questa preoccupazione il 52% dei CEO italiani, contro una media globale del 64%. In un contesto complesso ed incerto come quello delineato, i CEO italiani stanno pianificando le medesime strategie di risposta registrate a livello globale, puntando in particolar modo su un aumento dell’efficienza operativa (Italia 65%, Mondo 77%), della crescita organica (Italia 50%, Mondo 70%) e sul lancio di nuovi prodotti (Italia 42%, Mondo 60%). Il 52% dei CEO italiani ritiene che internet sarà sempre più visto come una piattaforma che divide le persone, diffonde la disinformazione e facilita la manipolazione politica. A questo proposito, è importante segnalare che la disinformazione è percepita dal 45% dei CEO italiani come una potenziale minaccia per la crescita della propria azienda.

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