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Fintech, +12% in un anno. A pmi italiane 2,67 miliardi da finanza alternativa

Cresce il settore Fintech: secondo un documento realizzato dal Centro per la Finanza Alternativa dell’Università di Cambridge, dalla World Bank e dal World Economic Forum, in un anno l'incremento è stato del 12%. E questo nonostante il Covid-19. In Italia i risultati sono contenuti rispetto agli altri Paesi europei. Tuttavia, il settore si sta rivelando molto interessante per una serie di motivi. In primo luogo, questi strumenti, soprattutto l’invoice trading, iniziano ad intervenire su piccole e medie imprese che potrebbero essere escluse dal mercato del credito. In questo il ruolo svolto è complementare e va nella giusta direzione: sostenere le pmi che negli ultimi anni hanno perso oltre 50 miliardi di euro di finanza, che non è ancora stata sostituita.  Dall’altro lato, progetti e idee sono valutati da specialisti e da investitori professionali e, a volte, istituzionali, che sono disponibili ad accettare un maggior grado di rischio e puntare sulla progettualità, come nel caso dell’equity crowdfunding. In terzo luogo, mercati alternativi del debito lasciano spazio alla creatività e possono sostenere settori e filiere specifiche, non solo con la supply chain finance, ma anche attraverso Fondi di Investimento Alternativi dedicati all’erogazione di direct lending con obiettivi specifici: sostenere un settore del lusso, promuovere le pmi del territorio e così via.

Tutto questo emerge dalla terza edizione del quaderno di ricerca ‘La finanza alternativa per le pmi in Italia’, curato dal Politecnico di Milano, con il supporto di Unioncamere ed Innexta. L’obiettivo è fornire un quadro completo ed esaustivo degli strumenti di finanza alternativa al credito bancario. Dal 2008, anno di avvio del progressivo razionamento del credito per le piccole imprese, il mercato alternativo del debito rappresenta una grande sfida di modernizzazione del Paese. La ricerca si concentra su sei ambiti specifici di indagine, di cui quattro completamente Fintech: i minibond, ovvero il ricorso al mercato mobiliare per il collocamento di titoli di debito come obbligazioni e cambiali finanziarie per importi fino a 50 milioni di euro: il crowdfunding, ovvero l’opportunità di raccogliere capitale su portali Internet, nelle varie forme ammesse (reward, lending, equity); l’invoice trading, ovvero lo smobilizzo di fatture commerciali attraverso piattaforme web; il direct lending, credito fornito da soggetti non bancari attraverso prestiti diretti; le Initial Coin Offerings (ICOs), collocamento di token digitali e in generale di crypto-asset su Internet grazie alla tecnologia emergente della blockchain; il private equity e venture capital, ovvero il finanziamento con capitale di rischio fornito da investitori professionali, a volte prodromico alla quotazione in Borsa su listini specifici per le pmi come Aim Italia, che fino a poco tempo fa identificava quasi esclusivamente la finanza ‘alternativa’ per le piccole e medie imprese.

È interessante analizzare le tendenze degli ultimi 12 mesi, fino al 30 giugno 2020, che comprendono il primo lockdown italiano. La ricerca rimarca che “il private equity e il venture capital perdono terreno rispetto all’anno scorso. L’invoice trading continua a crescere tornando in cima al podio e si amplia anche la raccolta per i minibond. Il crowdfunding galoppa a buoni tassi per la parte equity e soprattutto lending, ma rimane ancora comparativamente piccolo, mentre gli altri canali contribuiscono residualmente. Nel complesso possiamo dire che solo nell’ultimo anno, da luglio 2019 a giugno 2020, le risorse mobilitate dalla finanza alternativa alle pmi in Italia siano pari a circa 2,67 miliardi di euro contro i 2,56 miliardi del periodo precedente, con una crescita ‘anno su anno’ pari al 4%”.

Nell’analisi, l’attenzione viene posta sul Fintech, definito dalla Consob come “l'innovazione finanziaria resa possibile dall'innovazione tecnologica, che può tradursi in nuovi modelli di business, processi o prodotti, ed anche nuovi operatori di mercato”. Il crowfunding ha registrato importanti tassi di crescita. In tema di equity, al 30 giugno 2020 si rilevano 547 imprese italiane che hanno provato a raccogliere capitale, con 402 campagne di successo per un totale di 158,86 milioni di euro. La raccolta degli ultimi 12 mesi è stata pari a 76,6 milioni, che corrispondono ad un incremento del 56% rispetto al periodo precedente. Sebbene le principali imprese richiedenti siano state in prevalenza start up innovative, l’aumento è stato incentivato dall’apertura normativa, che ha consentito un ampliamento dello strumento a tutte le pmi, tra cui i maggior fruitori sono le imprese che raccolgono capitale per il real estate. Invece, per quanto concerne il lending, si registra la crescita relativa più significativa con un +113% con una raccolta pari a 179,6 milioni. Resta cenerentola il reward-based; di fatto, ogni anno si parla di 1,2 milioni di raccolta. In linea generale, l’equity ed il lending possono considerarsi in continua crescita.

Abbandonato l’ambito della raccolta di capitale, l’invoice trading è quello in cui è presente la massa gestita più elevata, pari a 3 miliardi di euro al 30 giugno 2020. Gli ultimi 12 mesi hanno confermato 1,157 miliardi con un incremento pari al 23%. Poiché si tratta di scambio di fatture su piattaforma con un orizzonte temporale di scadenza pari a 3-4 mesi, è bene precisare che gli importi hanno una certa dimensione in virtù del fatto che sostengono il fabbisogno di capitale circolante delle imprese e che spesso l’utilizzo è come sottostante di operazioni di cartolarizzazione.  Infine, l’invoice trading è l’unico ambito in cui l’Italia regge il confronto con gli altri Paesi europei. In merito al direct lending le fonti di rilevazione non sono così automatiche e facili da cogliere, perché non sono pubblicamente disponibili. Tuttavia, la spinta giunta dalla nascita dei “Pir alternativi” e dai fondi di investimento alternativi (Fia), che possono essere dedicati al finanziamento diretto, ha dato un notevole impulso tanto che la ricerca ha rilevato che i volumi si sono triplicati giungendo a 32 milioni di euro. Con certezza la crescita dei prossimi anni sarà ancora più significativa. In ultimo, è stato analizzato e studiato l’utilizzo di ICOs, ovvero il collocamento di token digitali e di crypto-asset attraverso la tecnologia blockchain. Questa tecnologia disintermedia completamente i sistemi tradizionali; a tal proposito, la ricerca riferisce di uno sviluppo ridotto al minimo; però le potenzialità restano molto elevate, tanto che la Consob ha avviato una consultazione per studiare una possibile regolamentazione. Non sono ancora emersi risultati. 

In definitiva, nei prossimi anni il peso di questi strumenti è destinato ad aumentare. Negli ultimi giorni è stato inaugurato Milano Hub, il nuovo centro di innovazione realizzato dalla Banca d'Italia per sostenere l'evoluzione digitale del mercato finanziario italiano e favorire l'attrazione di talenti e investimenti. Nella nuova normalità del post Covid-19, la nuova frontiera del credito è tracciata.

 

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