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Intermonte, "inflazione galoppante, banche centrali centrali vogliono ridurre crescita"/PAROLA AL MERCATO

Il punto di Antonio Cesarano, Chief Global Strategist, Intermonte

Il dato sull'inflazione Usa di giugno è risultato ancora una volta superiore alle attese, con un timido calo della componente core, sebbene inferiore alle aspettative. La componente energetica, alimentare ed affitti ha maggiormente contribuito al rialzo, visto anche il loro peso specifico sul paniere di rilevazione. In questo scenario, "per il trimestre in corso si viaggia contro vento: le banche centrali centrali vogliono drasticamente ridurre la crescita, alle prese con la necessità di ridurre in brevissimo tempo l'inflazione galoppante", osserva Antonio Cesarano, Chief Global Strategist, Intermonte. "I marcati rialzi dei tassi delle banche centrali, insieme alla fine del Qe, e all'inizio su diverse aree del QT, comporta condizioni di liquidità decrescenti". Le conseguenze sono innanzitutto "commodity, tassi governativi e Borse mediamente in calo entro settembre; il contesto di tassi governativi in calo dovrebbe consentire al growth di sovraperformare mediamente il value". Ora, "la probabilità di una recessione profonda Usa nell'arco di 3/4 trimestri diventa sempre più elevata, come segnalato dalla nuova profonda inversione della curva 2/10 anni, arrivata a -16pb. La recessione profonda potrebbe essere preceduta da una recessione tecnica già questo trimestre, ma il vero impatto recessivo (in termini di marcato calo dei consumi) dovrebbe essere evidente dal quarto trimestre 2022 in poi, come evidenziato dai segnali anticipatori dei salari reali Usa rispetto alle vendite al dettaglio".

Durante la stagione delle trimestrali che si sta aprendo "le guidance verranno scrutate con minuziosa attenzione per capire come le aziende si atteggiano in vista di una recessione ormai sempre più probabile accompagnata da un’inflazione elevata (scenario stagflattivo). In questo trimestre, da tenere sempre sotto osservazione i corporate spread Us, ancora lontani da livelli compatibili con uno scenario recessivo: un loro allargamento (altamente probabile) segnalerebbe difficoltà crescenti nel funding e quindi meno buy back e, di conseguenza, meno supporto al mercato azionario. In questa fase i corporate spread tendono a funzionare - usa una metafora Cesarano - come le rose piantate accanto ai vigneti: essendo le rose più sensibili, anticipano l'impatto negativo di eventuali insetti/parassiti sul vigneto, dando il tempo al viticoltore (alias investitore) di proteggerlo".

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