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Allarme Confcommercio, consumi -29,4% a maggio

Sangalli, molte imprese a rischio chiusura. Passare da annunci a fatti

Nonostante l'allentamento delle misure per il contenimento della pandemia e la graduale ripresa delle attività, la domanda delle famiglie a maggio ha stentato a trovare la strada per un rapido recupero. Nel confronto annuo l’indicatore dei consumi (ICC) segnala un calo del 29,4%, dato meno negativo se confrontato con il -47% di aprile, ma che conferma grandi difficoltà soprattutto per i servizi legati alla fruizione del tempo libero. Lo rende noto l'Ufficio Studi di Confcommercio. “L’economia italiana, nonostante la fine del lockdown, fatica a riprendersi. A maggio i consumi sono calati del 30%, le famiglie hanno meno reddito e molte imprese rischiano la chiusura. C’è pochissimo tempo, bisogna passare subito dagli annunci alla concretezza dei risultati. A partire dalla liquidità, che molte imprese non hanno ancora visto, fino ad un piano di rilancio dell’immagine dell’Italia nel mondo" commenta il presidente Carlo Sangalli che plaude all'ipotesi del Governo "di sostenere consumi e domanda interna attraverso misure di riduzione dell’Iva, sarebbe un segnale importante di fiducia che abbiamo sempre auspicato". Ma avverte: "che non sia, però, una misura eccessivamente provvisoria. Consumatori e imprese hanno bisogno di certezze per programmare e realizzare scelte di acquisto e di investimento indispensabili per rilanciare l’economia”.

Tornando alla congiuntura, anche nel mese di maggio sono pochi i segmenti che registrano un segno positivo: l’alimentazione domestica, le comunicazioni e l’energia sono tra quelli i cui consumi sono sopra i livelli di un anno fa. Per molti altri non solo il recupero è modesto quanto, soprattutto, denso di incognite sul futuro prossimo, come nel caso della domanda di autovetture, dei consumi presso bar e ristoranti, dei trasporti e di tutta l’area legata al turismo, all'intrattenimento e alla relazione.

Il disagio sociale, misurato sulla base del Misery Index Confcommercio (Mic), ha conosciuto un’esplosione nel mese di aprile, legata al deciso deterioramento delle condizioni del mondo del lavoro, dipendente e autonomo. Aspettative pesantemente negative su questo versante minano la fiducia delle famiglie, spingendole ad atteggiamenti ancora più prudenti nei confronti del consumo, con il pericolo di frenare il recupero. I segnali di ripresa sono evidenti già da maggio e si confermano anche in giugno, anche se non soddisfacenti: nei primi giorni lavorativi di giugno la crescita delle percorrenze di veicoli pesanti sulle strade italiane aumenta del 9,6% rispetto agli inizi di maggio; nello stesso confronto, l’energia elettrica immessa in rete cresce del 5,4%. Al rimbalzo congiunturale del 10,4% del Pil stimato per il mese di maggio, avrebbe fatto seguito un contenuto +4,7% in giugno. Nel complesso del secondo trimestre, la riduzione del Pil sarebbe del 17,4% congiunturale e del al 21,9% su base annua

 

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