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Cambiamento climatico 'IL' tema economico dei prossimi anni (BlueBay)

Il riscaldamento globale e gli sforzi per mitigare il cambiamento climatico saranno un macrotema globale chiave per i prossimi dieci anni. Lo evidenzia David Riley, Chief Investment Strategist, BlueBay AM.

 

Nell'analisi, Riley fa presente che "la frequenza di eventi meteorologici estremi – come l’ondata a cupola di calore di quest’anno sull’America nord-occidentale e le inondazioni nell’Europa occidentale – sta aumentando, e anche se le emissioni di gas serra fossero ridotte a zero fin da subito, le economie dovranno comunque adattarsi ai cambiamenti climatici già in corso, compreso un aumento del livello del mare". Ora, con l’aumento delle temperature globali, il Nord America centrale e orientale diventerà molto più caldo, il Mediterraneo e l’Africa meridionale diventeranno soggetti a siccità e il Canada orientale, l’Europa settentrionale e l’Asia orientale sperimenteranno piogge più intense nonché inondazioni. "Gli eventi meteorologici estremi agiscono come shock negativi per l’economia, creando perdite di produzione e danneggiando le infrastrutture. Più sono frequenti, maggiore è la volatilità macroeconomica che i policymaker e gli investitori devono affrontare" evidenzia l'asset manager. 

Stando alle previsioni più pessimistiche del Fondo Monetario Internazionale, il cambiamento climatico non mitigato implicherebbe una riduzione della produzione globale di quasi il 30% rispetto allo scenario di base entro la fine del secolo. La compagnia assicurativa Swiss Re stima un calo della produzione mondiale tra il 2% e il 9% entro il 2050, a seconda dell’entità del riscaldamento. In Medio Oriente e in Africa, il calo potrebbe essere quasi del 15% nello scenario peggiore. Gran parte di questo impatto deriva dalla diminuzione della produttività causata dai danni fisici, dai minori investimenti, dalla riduzione delle rese agricole e dal deterioramento della salute dei lavoratori. Le aree più minacciate – il Sud e i Paesi più poveri – dovranno affrontare cambiamenti climatici più gravi, pur avendo meno capacità di adattamento. La migrazione di massa da queste regioni avrà implicazioni economiche e sociali di ampia portata.

Guardando il lato positivo, "se si agisce per ridurre a zero le emissioni di gas serra, insieme agli investimenti pubblici e privati nelle infrastrutture green e nelle nuove industrie e tecnologie a bassa emissione di carbonio, gli effetti economici negativi del cambiamento climatico e della decarbonizzazione potrebbero essere più che compensati, generando una crescita sostenibile. L’economia globale si basa su una sottostima fondamentale dei costi ambientali ed economici del carbonio a lungo termine. Se distribuito su un lungo periodo, il trauma economico della transizione verso un ‘carbon pricing’ molto più alto sarebbe limitato. Ma con sempre meno tempo per evitare che il riscaldamento globale superi i 2 gradi, il ritmo di decarbonizzazione richiesto dalle circostanze sta aumentando, aumentando i costi della necessaria trasformazione dell’economia globale. Il prossimo decennio determinerà se ci sarà sufficiente volontà politica e pubblica per limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C: gli eventi meteorologici estremi diventeranno più comuni e la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio accelererà" conclude Ridley..

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