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Con no deal Brexit a rischio oltre 100mila posti di lavoro nella Ue-27 nel tessile-abbigliamento

Ma per Irlanda, Belgio, Paesi Bassi, Svezia, Francia, Danimarca e Repubblica Ceca maggiore impatto su Pil

Una Brexit no deal avrebbe un impatto fortemente negativo sull'industria tessile e abbigliamento: oltre 100.000 posti di lavoro andrebbero persi nell'Ue a 27 e oltre 27.000 nel Regno Unito. Le perdite di output per il Regno Unito sarebbero pari al 41,8% del suo valore aggiunto nella produzione di T&A, mentre l'Ue-27 nel suo complesso perderebbe circa il 9,7%. Lo rivela uno studio di Euratex, l’associazione europea del tessile-abbigliamento, presieduta dall’imprenditore Alberto Paccanelli, condotta con l'Università di Lovanio. I negoziatori stanno compiendo uno sforzo decisivo, ma un "no deal" può ancora verificarsi qualora non vi sia una ratifica tempestiva del Withdrawal Agreement o l'accordo venga ratificato, in assenza di un’intesa sulle future relazioni Ue-Regno Unito prima della fine del periodo di transizione, fa notare Euratex. 

Uno scenario soft Brexit ridurrebbe i danni, ma sconvolgerebbe comunque le catene del valore europee e condurrebbe a pesanti perdite di posti di lavoro. Una soft  Brexit  significherebbe, per il Regno Unito, la perdita di 4.759 posti di lavoro e una perdita di produzione del 7,3% di valore aggiunto; mentre per l'Ue a 27 si perderebbero 17.786 posti di  lavoro e in produzione l'1,7% di valore aggiunto. Nel caso di una Brexit no deal, le perdite di produzione per il Regno Unito sarebbero pari al 41,8% del valore aggiunto, mentre l'Ue-27 nel suo complesso perderebbe circa il 9,7% del suo Pil. Per il Regno Unito ciò corrisponderebbe alla perdita di 27 141 posti di lavoro, mentre per l'Ue-27 nel suo complesso la perdita di posti di lavoro sarebbe pari a 101.756.

"Queste cifre - commenta Dirk Vantyghem, direttore generale di Euratex - riflettono la legittima preoccupazione delle aziende per una Brexit no deal. Le relazioni commerciali UE-Regno Unito sono una componente essenziale del loro modello di business competitivo, per entrambi gli attori. Per il settore T&A, abbiamo offerto una soluzione vantaggiosa per tutti (integrando il Regno Unito nella Convenzione PEM), che limiterebbe al minimo le interruzioni nella catena del valore T&A". "Invito i leader politici di entrambe le parti - aggiunge Paccanelli - a usare il buon senso e a pensare ai posti di lavoro in gioco. Le nostre aziende cercano di mantenere i livelli occupazionali, nonostante l'impatto del Covid19; non possiamo aggiungere loro più peso". 

La maggior parte della perdita di posti di lavoro nell'Ue a 27 avverrebbe, in ordine decrescente, in Italia, Romania, Portogallo, Germania, Francia, Spagna e Polonia. Nel caso di una hard Brexit, 27.000, 12.000 e 11.000 posti di lavoro andranno perduti rispettivamente in Italia, Romania e Portogallo, Dati che corrispondono a circa il 27%, 12% e 10% della popolazione attiva totale nel settore all’interno dell'Ue-27. Nonostante ciò, facendo una proporzione tra l’impiego nel settore e il Pil del Paese, Irlanda, Belgio, Paesi Bassi, Svezia, Francia, Danimarca e Repubblica Ceca risulterebbero i Paesi più in sofferenza tra gli Ue-27, sia in termini di impiego nel settore che  in valore aggiunto.  Per Irlanda e Belgio, una Brexit no deal sfocerebbe – rispettivamente – in un -23% e -14% di perdite di posti di lavoro e perdite di produzione pari a -40% e -25% del valore aggiunto settoriale.

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