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INTERVISTA/ Wahu triplica l'obiettivo di raccolta su Kickstarter e si prepara a lanciare la sneaker dalla suola intelligente

Russo, "un sistema brevettato e adattivo che sfrutta i flussi d'aria, ma anche una scarpa esteticamente bella"

Ha quasi triplicato l'obiettivo di raccolta e Wahu, forte di quasi 60mila euro e almeno 250 paia di scarpe vendute sulla piattaforma di Kirckstarter (mancano ancora 7 giorni alla chiusura della campagna), guarda ai prossimi passi. La tech startup milanese, che nasce in seno al Gruppo e-Novia, leader nel deep tech applicato alla guida autonoma, è pronta a lanciare un nuovo prodotto sul mercato: una sneaker dedicata a chi cammina e sta in piedi molte ore nel corso della giornata, che sfrutta un sistema pneumatico integrato nella suola che sfrutta i flussi d'aria e la loro pressione creando creare uno strato d'aria tra i piedi e il suolo. Ne abbiamo parlato con Cristina Russi, co-fondatrice di Wahu e Innovation Manager nel mondo della mobilità elettrica. 

"Alla fine dello scorso anno ci siamo resi conto di avere in mano un prototipo, che era già 'quasi' prodotto, oltre a una tecnologia innovativa. Così, abbiamo deciso di portare avanti il progetto direttamente come Whau, immaginando che i brand in questo momento potessero essere ancora restii ad adottare la nostra tecnologia, soprattutto per via dei costi, molto lontani dal mondo scarpa. Abbiamo scelto di proseguire come brand, per testare la scarpa e permettere a chiunque di conoscerla. Per farlo, abbiamo optato per Kickstarter, la piattaforma ideale che incrocia coloro che nel mondo della tecnologia vengono definiti 'early adopter', gli 'innovator'. Ovviamente si tratta di un prodotto molto complesso da raccontare, ma qui abbiamo trovato un pubblico molto interessato composto da appassionati di tecnologia, ma non solo". 

Da lì in poi l'obiettivo è riuscire a convertirlo in veri e propri ordini
"Whau l'interesse lo aveva raccolto, molto importante, nel 2020, prima della pandemia: a Los Angeles il nostro progetto aveva riscontrato un grande successo. La sfida era tradurre un interesse in desiderio di indossare il prodotto. Abbiamo realizzato il prototipo, in un primo sample, quindi i campioni delle scarpe e da lì costruito tutta la campagna. Si tratta della prima campagna con la quale andiamo direttamente al consumatore. Il nostro approccio è stato inizialmente molto aperto. Volevamo comprendere quale era il pubblico davvero interessato ai benefici che sono in grado di garantire le nostre scarpe. Il riscontro più interessante lo abbiamo avuto da tutti quei lavoratori che tendono a stare in piedi per molte ore al giorno. Infermieri, negli Usa soprattutto, dove l'abbigliamento da lavoro viene acquistato personalmente dal lavoratore. Ma anche camerieri, personale dell'hotellerie e della ristorazione, pendolari".

In che misura porta un beneficio?
"Innanzitutto, questo tipo di tecnologia ci permette di trasformare un prodotto che fino ad oggi è sempre stato 'statico', la scarpa, che si consuma e basta, con qualcosa che si customizza nell'arco della giornata in maniera continuativa. L'errore che spesso commettiamo è pensare che il nostro corpo non cambi durante la giornata. Invece accade e questo è ancora più importante quando dobbiamo stare in piedi  e muoverci. Quindi, da un lato la customizzazione e, dall'altro, il beneficio in termini di confort. In particolare, la nostra robotica inserisce nel circuito uno strato di aria, tale per cui una scarpa può passare da assetto normale ad un assetto sportivo. Viceversa, è possibile passare ad una modalità opposta, quasi avessi un cuscinetto di aria sopra il manto stradale, che mi separa dal terreno. Tutto ciò protegge dagli shock che derivano dalla camminata e dallo stare in piedi. D'altro canto, esiste anche una modalità off road, proprio come quella delle auto: assetto con ammortizzatori ben impostati, ma anche un bel grip che permette di muoversi in maniera agile, magari non sportiva, ma comodamente". 

Insomma, è la scarpa che si adatta. Un tema anche ortopedico dedicato alle giovani generazioni?
"La postura e il benessere fisico è esattamente il punto dal quale siamo partiti. Abbiamo condotto con il Politecnico di Milano una serie di analisi sulla camminata e sulle azioni per riconoscere il terreno. Questo ci è stato utile anche per sviluppare la nostra tecnologia, che mitiga, per quanto possibile, queste problematiche del camminare con la medesima scarpa nel lungo termine. In pratica, dovremmo nell'arco della giornata continuare a cambiare il tipo di suola. Questo per fare sì che il nostro corpo, muscoli e giunture, non si abituino a quel tipo di suola e inizino ad adottare una postura scorretta. Nel nostro caso è la scarpa che si adatta e cambia".

Una tecnologia adattiva, a tutti gli effetti.
"Dopo avere prodotto le campionature (in taglia 42), abbiamo testato in maniera massiva la scarpa. Ora questa campagna è per noi fondamentale non solo per farci conoscere, anche al mondo b2b,ma anche per passare alla fase di produzione vera e propria. Ci sono delle ottime opportunità anche in campo medicale: abbiamo ricevuto richieste da persone che hanno già delle patologie molto gravi che vedono nella nostra tecnologia una enorme potenzialità. Potremmo effettivamente portare un cambiamento anche in funzione ortopedica".

Sviluppi futuri?
"Il nostro interesse è certamente anche per il mondo b2b, dunque come provider di tecnologia. La nostra è coperta da tre brevetti, grazie anche grazie all'esperienza di eNovia che ci ha supportato con tutta la sua competenza in materia. Però, oltre a immaginare una destinazione 'sanitaria', la scarpa ha un contenuto estetico importante". 

Immaginate qualche collaborazione con designer?
"Assolutamente sì. Abbiamo avuto un fortissimo riscontro proprio dal mondo sneakers, dai collezionisti. La nostra è una scarpa moto particolare e dunque anche esteticamente racconta molto. Abbiamo voluto anche che fosse bella, che si potesse indossare, con colorazioni più forti, magari anche per evidenziare la robotica al suo interno. Interesse è stato manifestato anche dagli amanti di made in Italy: non è scontato in questo ambito produrre in Italia, ma abbiamo voluto fortemente che questa fosse una scarpa capace di parlare di made in Italy, di Milano, dove è stata pensata e realizzata". 

E anche di Firenze..
"La produzione è a 50 km da Firenze, dove insiste un distretto soprattutto in ambito di suole. Aziende eccellenti, artigianali, senza il supporto e la collaborazione delle quali non saremmo riusciti a produrre la scarpa che abbiamo oggi. Noi abbiamo portato le competenze robotiche e tecnologiche. Lì hanno intuito, anche prima dei brand, le potenzialità della scarpa".

Qual è il posizionamento?
"La scelta è stata di andare direttamente al consumatore e questo ha consentito, tenendo al minimo i margini, di offrire una scarpa con una tecnologia d'avanguardia e tuttavia a un prezzo accessibile. Una scelta precisa rispetto a una sneaker di segmento premium".

Prossimi passi una volta chiusa la raccolta?
"Procederemo con la produzione e il lancio, ma non ci fermeremo li. Affronteremo una raccolta di capitale em in questo senso, l'operazione su Kickstarter ci qualifica come un prodotto che è stato ed è venduto. Abbiamo avuto un riscontro reale dal mercato e con questo biglietto da visita potremo andare in Usa e in giro per il mondo a cercare nuovi capitali finalizzati agli sviluppi successivi". 

Possiamo dire che si tratta di una scarpa anche ad alto contenuto di sostenibilità?
"Fin da subito, quando abbiamo deciso di produrre i primi samples, la sfida che ci siamo dati è stata proprio quella della sostenibilità. Un prodotto di elettronica non viene immediatamente associato a qualcosa di sostenibile. Per noi però è stato fondamentale lavorare su questo tema ed è per questo che l'elettronica inserita nella scarpa può essere facilmente sostituita. E' sufficiente che si tolga la suoletta interna e si può accedere all'elettronica che si trova nel mezzo della scarpa. C'è un sistema a gancetti che consentono di togliere l'elettronica ed eventualmente sostituirla. Anche rispetto alla scarpa, il sistema di 'plug and play' ci consente di non comperare una nuova scarpa con una nuova elettronica, ma di inserire la vecchia elettronica ancora perfettamente funzionante nella nuova scarpa. Anche per quanto riguarda i materiali, abbiamo realizzato uno studio molto importante. Abbiamo cercato soluzioni che aumentassero la qualità della suola, il cui ciclo di vita è maggiore di quello di una schiuma che si trova nella maggior parte delle sneakers, ma abbiamo usato anche TPU totalmente riciclabile. Anche il nostro fornitore si occupa del fine vita della scarpa, che ritorna nel ciclo".

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