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La moda italiana nel 2025: segnali di ripresa

NUOVI RISCHI GLOBALI E UNA CHIUSURA D’ANNO MENO NEGATIVA DEL PREVISTO

Dopo quasi due anni di rallentamento, l’industria italiana della moda chiude il 2025 con uno scenario complesso ma non privo di spiragli positivi. Il quadro che emerge dall’ultimo report 'Fashion Economic Trends' della Camera Nazionale della Moda Italiana fotografa un settore che soffre ancora la debolezza internazionale, ma che nel terzo trimestre ha mostrato segnali di inversione sufficienti a contenere il bilancio annuale. Secondo il documento, il fatturato complessivo dei settori core e collegati dovrebbe chiudere l’anno con un calo compreso fra -2,7% e -3% rispetto al 2024 . 

Due velocità per la moda italiana 

Il 2025 è stato caratterizzato da un andamento a doppia velocità. Nelle filiere tessile, abbigliamento, pelle, pelletteria e calzature, dopo otto trimestri consecutivi di flessione, il terzo trimestre ha segnato una risalita:  +1,4% a luglio, +5,7% a settembre, riducendo il calo cumulato dei primi nove mesi al -2,7%.  

Una dinamica opposta ha caratterizzato i settori collegati – gioielleria, occhialeria, bigiotteria, cosmesi – dove il fatturato è sceso del 3,7% nel trimestre e rimane negativo nei primi nove mesi. La flessione colpisce soprattutto la gioielleria (-6,7% nel trimestre) e l’occhialeria (-3,5%), penalizzate dalla debolezza dei mercati esteri.

Sul fronte dei prezzi di vendita industriali, la situazione resta eterogenea:  in calo nel tessile (-1,6%), quasi stabile in abbigliamento (+0,2%) e calzature (+0,8%), in crescita in cosmesi (+2,7%) e gioielleria (+9,1%).

Export in difficoltà: Cina, USA e Francia frenano la crescita 

L’export resta il punto più critico del 2025. Nei primi otto mesi, le esportazioni della moda italiana sono diminuite del -9%, un calo che coinvolge sia i settori core (-3,2%) sia quelli collegati (-7%)   

Le ragioni sono diverse e in larga parte macroeconomiche: 

Cina: la domanda rimane debole, con un crollo quasi del -20% dell’export verso il Paese e del -12,6% verso Hong Kong.

Stati Uniti

Le misure protezionistiche hanno colpito soprattutto i settori collegati, con un calo del -13,2%. Francia (primo mercato per i settori core): la congiuntura negativa ha congelato la crescita.

Turchia

Il forte calo è spiegato dalla fine delle triangolazioni commerciali che avevano gonfiato i dati del 2024.  Contemporaneamente, le importazioni aumentano: +6,3% nei core e +2,5% nei collegati, spinte soprattutto dalla risalita dell’export cinese sul mercato globale (+11,8%).  Il saldo commerciale resta comunque robusto, positivo per 26,7 miliardi, ma in calo di 4,3 miliardi rispetto al 2024.

Il quadro macro: consumi resistenti, geopolitica instabile

Secondo le previsioni riportate nel documento, l’economia mondiale manterrà un ritmo di crescita del +3,1% nel 2025 e 2026, ma con forti differenze regionali:  gli ùuSA rallenteranno per via delle incertezze commerciali e politiche; l’Europa crescerà dell’1,3% nel 2025, sostenuta dal rientro dell’inflazione; la Cina toccherà un +4,8%, vicino al target del governo, grazie ai consumi privati e agli incentivi pubblici.  La combinazione di questi fattori crea uno scenario ancora fragile per la moda italiana: export debole, domanda interna più stabile, prezzi in lieve risalita, catene di fornitura sotto pressione.

Come chiuderà il 2025 la moda italiana 

Pur in un contesto complesso, il rimbalzo del terzo trimestre ha evitato un peggioramento significativo del quadro annuale. Le previsioni ufficiali della CNMI indicano una chiusura compresa tra -2,7% e -3,0%, migliore rispetto agli scenari inizialmente più pessimisti. Il 2025 diventa così un anno di transizione: non ancora la ripresa, ma un primo segnale di stabilizzazione che potrebbe rafforzarsi nel 2026, se la domanda asiatica dovesse riprendere vigore e il quadro geopolitico mostrarsi meno ostile.

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