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Le previsioni (fosche) di Nouriel Roubini

Con lo sguardo rivolto al passato e a sottolineare come l’esperienza vissuta finora purtroppo non abbia insegnato nulla, l’economista Nouriel Roubini, avverte il mondo sul futuro nefasto che ci si prospetta davanti. Ormai fa spalluccia sull’appellativo di Mr Doom che si è guadagnato pur avendo azzeccato la previsione della bolla immobiliare che, scoppiando, portò alla grande crisi finanziaria del 2008 e, ospite dell’Ambasciata italiana di Londra per presentare il suo ultimo libro 'Megathreats' (Mega Minacce, globali), più che una 'Cassandra' preferisce definirsi il 'Dott Realista'. La sua capacità di previsione gli è costata molte antipatie negli anni, è egli stesso ad ammetterlo, ma ciò non toglie che il combinato disposto dei dieci fattori globali fortemente interconnessi che analizza, grazie alla capacità di impatto accelerata e pandemica che sviluppa lascia poco spazio all’ottimismo, quando si guarda al futuro del mondo.

Le dieci mega minacce che tolgono il sonno all’economista nato in Turchia, cresciuto in Italia e trasferitosi in America, sono di natura economica, finanziaria, geopolitica, tecnologica, demografica, commerciale, sanitaria e climatica. Il combinato disposto dell’instabilità, del caos e del conflitto generato dall’interconnessione di queste minacce, secondo l’analisi di Roubini, deve farci dimenticare i 75 anni di stabilità e crescita che abbiamo alle spalle e che hanno accresciuto la qualità della nostra vita, per prepararci invece ad un futuro fatto di “allerta alta, costante”. Nulla di tutto ciò che abbiamo conosciuto finora potrà essere dato per scontato in futuro, a cominciare dalla sicurezza di un posto di lavoro, messa pesantemente a rischio dall’Intelligenza Artificiale che, secondo l’economista, non garantirà affatto la creazione di nuove professioni e di opportunità parallele, ma porterà alla sostituzione della forza lavoro umana con robot ed algoritmi. 

LA STAGFLAZIONE

Lo stesso dicasi per il benessere del pianeta, in grave sofferenza nell’indifferenza generale e per la crescente conflittualità tra le grandi superpotenze mondiali divise in due blocchi concorrenti tra Oriente e Occidente. Tutti questi fattori di cambiamento e forieri di instabilità, inseriti in un contesto generale di crisi economica e finanziaria mai vista dai tempi della Grande Depressione, oggi ci catapultano direttamente nell’era della lunga Stagflazione e del conflitto. A sospingerne l’effetto, aggravandolo, concorrono il cambiamento climatico, il collasso demografico, politiche nazionalistiche in espansione anche nelle democrazie occidentali, i flussi migratori ormai ingestibili e l’irrigidimento dei rapporti tra i due blocchi contrapposti formati da Cina, con i suoi alleati Russia, Iran e Nord Corea e dall’altra parte Usa con il blocco occidentale di cui fa parte la vecchia Europa. Spiega Roubini che i legami tra l’accumulo di debito e le sue trappole come i “soldi facili” e le crisi finanziarie, la de-globalizzazione, il crollo delle valute e la progressiva perdita di potere di quella americana come riferimento per il commercio mondiale, così come l’automazione nei posti di lavoro e l’uso distorto dei social media - per manipolare l’opinione pubblica - sono un intricato reticolo di minacce capaci di far saltare il banco; globalmente. 

In realtà per l’economista, che tra la platea londinese ha acceso il dibattito e generato molti interrogativi, le mega minacce contenute nel libro sono il risultato anche di ciò che era stato attuato come una soluzione ad un problema. E’ il caso della deregulation finanziaria operata in questi anni, di alcune politiche macro economiche azzardate e non convenzionali, dell’industrializzazione sospinta dalla carbonizzazione indiscriminata, dell’offshoring totale della bassa manifattura (pagata a caro prezzo durante il Covid) e naturalmente della progressiva crescita del potere concentrato nelle mani della Cina, sempre più competitiva sui mercati globali, ma con le sue regole. Insomma, ciò che Kristallina Georgieva, a capo del Fondo Monetario Internazionale, definiva un “potenziale confluire di calamità”.

IL VELENO DEL DEBITO

Secondo Roubini, la madre di tutte le crisi sta nel debito prodotto: alla fine del 2021 il debito globale, pubblico e privato eccedeva del 350% il prodotto interno lordo del pianeta, il che lascia immaginare che il conto verrà presto presentato e sarà salato. La sua analisi, inoltre, evidenzia come ogni possibile soluzione porti con se’ grandi rischi: il paradosso della frugalità, il caos dei default, l’azzardo dei bailout, la tassazione che uccide gli investimenti e colpisce chi è più in difficoltà e l’inflazione che spazza via i creditori.   “Scegli quello che preferisci sia il tuo veleno - scrive Roubini - ma non dimenticare che il debito implicito è la bomba peggiore di tutte le mega minacce che offuscano il nostro futuro”. 

E quel che è peggio, secondo le sue riflessioni, è che oggi grandi economisti come Ben Bernanke (che ha ricevuto anche il Nobel) e Mario Draghi hanno ceduto le loro posizioni rispettivamente alla Federal Reserve e alla BCE, rimpiazzati da avvocati e regolatori di conti. E lo dice con rammarico, pensando che costoro non faranno nulla per fermare la stagflazione prodotta dalla combinazione di crescita stagnante e aumento dei prezzi. Purtroppo risulta, a suo dire, inevitabile pensare che la prolungata stagflazione della crisi del debito avrà come conseguenza il crollo delle valute e la conseguente instabilità politica dei Paesi. A cominciare da Grecia e Italia. 

L’INFLAZIONE CREA DIPENDENZA

“L’inflazione crea dipendenza come l’alcol”, cita l’economista americano, Milton Friedman. “In entrambi i casi, quando cominci a bere o quando stampi troppa moneta, all’inizio godi solo degli effetti positivi, perché quelli negativi arrivano dopo. Per questo si tende ad esagerare: a bere troppo e a stampare troppo denaro. Il guaio è che quando smetti, arrivano prima gli effetti nefasti, mentre i benefici si sentono solo dopo e ciò rende il persistere nella cura molto difficile”. Il guaio, sottolinea Roubini, è che le cure possibili contro le mega minacce raccolte nel suo libro hanno un costo molto alto. E così si aprono gli scenari geopolitici immaginati per un futuro fatto di crescente protezionismo che accelererà la de-globalizzazione spezzettando quello che oggi è un mondo interconnesso. E cambieranno anche le dinamiche demografiche nel momento in cui la fame ed il cambiamento climatico spingeranno le popolazioni alla conquista di nuovi territori, oggi inospitali, come la Siberia, la Scandinavia ed il Canada che, però, con il progressivo scioglimento dei ghiacciai diventeranno praterie fertili per una nuova agricoltura. 

I cinesi lo hanno già scoperto e da qualche tempo, ricorda Roubini, sono partiti alla conquista delle terre a Est della Russia, mandando avanti le loro donne, spose di siberiani e madri di nuovi cinesi, mentre l’occidente muore di denatalità e vecchiaia.  Nel 2030 negli Stati Uniti ci saranno due lavoratori attivi per ogni pensionato, quando nel 1960 erano cinque a uno. E ben poco potranno fare i viaggi dei migranti che, pur con la loro forza o le loro professionalità, non potranno competere con la barriera eretta dagli algoritmi dell’intelligenza artificiale. E nel frattempo la Cina sarà la più grande economia del mondo, ma guidata da un regime autoritario. Per fermare i rischi di queste tendenze mondiali servono sforzi economici e scatti di volontà politica molto grandi, conclude senza false speranze Dr Doom, forse troppo.

 

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