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Numeri positivi per il settore dei cappelli made in Italy: il 2021 chiude con un fatturato complessivo di 132 milioni di euro, +6,5%

Bene le esportazioni, dati in crescita verso tutti i paesi ad eccezione del Regno Unito

Dall’iconico panama indossato da Humphrey Bogart in Casablanca, all’enorme copricapo in paglia firmato Jacquemus le cui immagini hanno invaso Instagram nell’estate 2018, fino al revival della coppola indossata dalla gang dei Peaky Blinders nell’omonima serie TV, i cappelli sono da sempre accessori dal forte potere evocativo, richiamando nell’immaginario collettivo uno status symbol, un’appartenenza culturale o più semplicemente una tendenza che deve essere seguita e replicata. Tralasciando però i like sui social network e le clip di film cult, qual è l’andamento del mercato dei capelli in Italia?

Secondo quanto elaborato su dati Istat da Federazione Italiana Industriali dei TessiliVari e del Cappello, dopo i numeri in calo del 2020, il comparto ha registrato nel periodo gennaio-dicembre 2021 un segno più nel fatturato (+6,5% sul 2020) portandosi a 132 milioni di euro, beneficiando nel complesso di un aumento sia in termini di importazioni che di esportazioni. Analizzando più nel dettaglio le diverse tipologie di cappelli, un trend in netto rialzo riguarda i berretti, con un +37,4% di importazioni e un +50% di esportazioni; al contrario i cappelli di paglia, probabilmente per le caratteristiche intrinseche strettamente legate al periodo estivo e al turismo, vedono un calo delle esportazioni del 13,7%, per un totale di 16,6 milioni di euro; migliorano invece le importazioni (+14%). Il mercato più rilevante per le esportazioni di questi prodotti è la Svizzera (76,4 milioni di euro, +80,7%), seguita da Germania (37,6 milioni di euro, +49,7%) e Francia (33,5 milioni di euro, +23,5%). Segno negativo invece per le esportazioni verso il Regno Unito (17,8 milioni, -13,5%). Il più importante fornitore resta invece la Cina con 39,1 milioni di euro (+13,5%).

Un dato ancora decrescente ma in ripresa riguarda il numero di imprese, calato del 3,8% rispetto al 2020, anno in cui l’indicatore toccava il -5,1%. Penalizzate dalle restrizioni causate dal Covid-19, diverse realtà sono comunque riuscite a risollevarsi in tempi brevi grazie al know-how e all’artigianalità. Il 2020-2021 è stato un anno d’oro per il marchio che per primo viene alla mente quando si parla di cappelli: Borsalino. La storica azienda di Alessandria, dal 2018 di proprietà del Fondo Haeres Equita, chiude il 2021 con un fatturato di circa 19 milioni di euro e stima una crescita anche per il 2022 del 25-30%. 

Non solo cappelli per il brand fondato da Giuseppe Borsalino nel 1857: tale previsione si basa infatti sia su una strategia retail, con l’ingresso nei negozi fashion e non solo nelle cappellerie, che nel canale del travel retail (lo scorso ottobre è stato inaugurato un negozio monomarca nell’aeroporto di Milano-Linate), ma anche su un ampliamento dell’offerta merceologica, includendo nuove categorie di accessori come la piccola pelletteria e puntando sulla donna, la cui produzione è stata portata a un equilibrio con quella dedicata all'uomo.

A Maglie, in provincia di Lecce, trova invece le sue radici Doria: nella cittadina pugliese, a partire dal 1905, la Famiglia D’Oria diede vita a un piccolo laboratorio sartoriale nel centro cittadino, specializzato nella produzione di berretti e abbigliamento. Ancora oggi artigianalità delle lavorazioni, cura dei dettagli, made in Italy ed equilibrio tra tradizione e moda sono i punti di forza su cui il brand si poggia. Il fatturato di Neo.b-lab, azienda che dalla fine degli anni ’90 è proprietaria del marchio, ribattezzato Doria 1905 in onore alla sua prestigiosa storia, durante il 2020 è aumentato del 3,34% rispetto a 2018.

“Lavorare duro, evolvere liberamente, celebrare le imperfezioni” è il mantra della giovane realtà Superduper, fondata a Firenze nel 2011. Dallo studio creativo in Manifattura Tabacchi, il brand di capelli ha in breve tempo ricevuto un riconoscimento internazionale, vincendo nel 2013 il premio “Who is on Next?” nella categoria maschile e ricevendo una menzione speciale anche in quella femminile. Con più di 35 mila follower su Instagram, l’azienda è estremamente attenta alla sostenibilità: grazie ad un team di giovani artigiani, trasforma le materie prime in prodotto finito entro 72 ore dall’ordine ricevuto, riducendo sprechi di materiali e un eccesso di inventario, mantenendo una qualità elevata. Forte di diverse collaborazioni, ultima delle quali quella con Jovanotti, nel 2020 ha fatturato 181 mila euro.

Sulla base di dati già incoraggianti, la riapertura delle frontiere, la stagione estiva alle porte e le tendenze che arrivano dalle passerelle - dai bucket hat in nylon di Prada alla balaclava di Balenciaga - contribuiscono ad alimentare le previsioni positive per un comparto che rappresenta per il nostro Paese uno dei fiori all’occhiello dell’artigianalità e della tradizione. 

 

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