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Per retail moda "un dramma" il ritorno in fascia rossa

Borghi (Federmoda), evitare apocalisse con misure shock

Un "dramma" per il retail della moda il ritorno in fascia rossa per la Lombardia, la Sicilia e la Provincia autonoma di Bolzano. "Una scelta che rischia di affondare l’intera filiera, in un momento cruciale per il settore", afferma Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio. "I saldi sono partiti con il freno tirato per le forti apprensioni degli operatori alle prese con uno slalom di paletti e aperture a geometria variabile e la dilagante confusione generata dai decreti anche nei consumatori. Il 91% delle imprese intervistate evidenzia un preoccupante decremento delle vendite, con sei imprese su dieci che dichiarano un calo tra il 50 e il 90%". "Dopo aver perso quella marginalità di sussistenza nel pieno della stagione – prosegue Borghi – per cause dovute certamente al minor reddito disponibile dei consumatori; all’eccessivo utilizzo dello smart working nel pubblico e nel privato; alla totale assenza dello shopping tourism; al venir meno delle occasioni d’incontro di lavoro e nel privato, perdiamo ora anche la liquidità dei saldi che permette ai negozi di effettuare gli ordini alla produzione per le collezioni autunno/inverno 2021/2022, con ovvie ripercussioni sulla manifattura e sul made in Italy". "Per evitare l’apocalisse del retail della moda - conclude Borghi - servono misure shock per sostenere in modo concreto la continuità dei negozi attraverso un contributo sull’effettiva perdita di fatturato e per la rottamazione dei magazzini con un credito di imposta pari al 60% del valore di acquisto delle merci invendute”.

Premessa l'assoluta incomparabilità tra l'andamento delle vendite nei primi dieci giorni del 2021 con lo stesso periodo del 2020, per la complessità e l'eterogeneità delle variabili generate dall'emergenza da Covid-19, Federazione Moda Italia rileva in particolare che l’inizio dei saldi nel 2020 era avvenuto in condizioni di normalità economica a differenza della drammaticità della situazione economica al momento dei saldi del 2021 dovuta certamente ad una minor reddito disponibile dei consumatori; eccessivo utilizzo dello smart working nel pubblico e nel privato;  totale assenza dello shopping tourism; venir meno delle occasioni d’incontro di lavoro e nel privato. L’inizio dei saldi nel 2020 era avvenuto il 4 gennaio e quindi di sabato, giorno tradizionalmente dedicato dai consumatori allo shopping. L’inizio dei saldi nel 2021 è avvenuto il 7 gennaio e quindi di giovedì, giorno infrasettimanale e successivo alle vacanze natalizie. Dall’1 al 10 gennaio 2020, tutti i negozi di moda hanno potuto stare aperti e quindi vendere per 11 giorni. Dall’1 al 10 gennaio 2021, i negozi di moda hanno potuto stare aperti e quindi vendere per soli 5 giorni (meno della metà dei giorni di apertura del 2020).

Gli esercizi commerciali presenti all'interno dei centri commerciali, gallerie commerciali, parchi commerciali, aggregazioni di esercizi commerciali ed altre strutture ad essi assimilabili hanno subito notevoli restrizioni con l’apertura dall’1 al 10 gennaio 2021 di soli 3 giorni. Sabato 9 e domenica 10 gennaio 2021, l’avvio dei saldi nel primo weekend ha subito un’ulteriore penalizzazione perché, sempre per Decreto del 18 dicembre 2020, si era in fascia arancione rafforzata con il divieto degli spostamenti, consentiti esclusivamente dai Comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, entro 30 chilometri dai relativi confini, con esclusione degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia.

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