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Ucraina, Schroders: "sotto minaccia la fornitura globale di beni alimentari"

"Saranno colpiti soprattutto mercati emergenti come Turchia, Egitto e Bangladesh"

Il tragico impatto dell’invasione russa colpisce principalmente la popolazione ucraina, ma pone dei rischi anche per la fornitura globale di beni alimentari. Lo rilevano Alexander Monk, Felix Odey Mark Lacey, Portfolio Managers, Global Resource Equities, Schroders, che fanno notare come si sia discusso molto della Russia come Paese esportatore di petrolio e gas, "ma il suo status di importante produttore di commodities agricole implica anche un rischio reale di carenze di beni alimentari. A sua volta ciò mette in evidenza quanta strada ci sia ancora da fare per garantire un sistema alimentare e idrico sostenibile". La Russia è infatti un importante produttore di colture e fertilizzanti. Russia e Ucraina insieme rappresentano il 30% delle esportazioni mondiali di grano. "Di conseguenza, le disruption alle esportazioni di grano avranno chiare implicazioni per i consumatori sia a livello di disponibilità sia di prezzo. Saranno soprattutto i mercati emergenti a essere colpiti perché sono tradizionalmente i destinatari più importanti del grano russo. Negli ultimi anni, i tre maggiori importatori di grano russo sono stati Egitto, Turchia e Bangladesh".

Ora il rischio grave, avvertono gli esperti, è che "i governi dei Paesi più ricchi (come l’Ue)" possano iniziare "a intervenire nei mercati agricoli introducendo dei sussidi sui prezzi alimentari per limitare l’inflazione. Ciò potrebbe portare a una situazione in cui il divario tra le nazioni più ricche e più povere a livello di disponibilità di beni alimentari si amplierà ulteriormente, con i prezzi che aumenteranno oltre il livello sostenibile dalla popolazione che, in alcuni Paesi, sta già soffrendo per la scarsità di cibo". Monk, Odey Lacey si dicono "particolarmente colpiti dalle recenti dichiarazioni dell’azienda di fertilizzanti norvegesi Yara, che ha stabilito la portata delle potenziali carenze di raccolto causate dalle disruption in ambito agricolo". Yara ha dichiarato infatti che "i produttori agricoli stanno entrando in una fase cruciale della stagione agricola, in cui i fattori di input come fertilizzanti, semi e acqua determineranno la resa del prossimo raccolto. I calcoli più estremi indicano che se non verrà utilizzata un’adeguata quantità di fertilizzanti, i raccolti potrebbero contrarsi anche del 50%”. Ecco che "ciò avrebbe un impatto estremamente preoccupante, anche se la disruption riguardasse soltanto l’Ucraina. Tuttavia, il problema è ancora più esteso, dato che la Russia non è solo un importante produttore di grano, ma anche di risorse utilizzate per i fertilizzanti, come azoto, fosfato e potassio. Il mercato del potassio è particolarmente concentrato. L’80% di tutte le esportazioni proviene da tre Paesi: Canada, Bielorussia e Russia, con il 40% proveniente da gli ultimi due (dati di Yara)".

"Le sanzioni imposte su Russia e Bielorussia dall’Occidente impatteranno sul commercio di queste commodities, con effetti a catena sui raccolti in tutti i paesi del mondo" avvertono gli esperti sottolineando anche che "la sicurezza alimentare è già precaria a causa del cambiamento climatico". Oltretutto "la crescita della popolazione mondiale richiede maggiori quantità di cibo". Ma già sappiamo che l'aumento di 2°C delle temperature, il riscaldamento globale" indebolirà progressivamente lo stato di salute dei terreni e i servizi ecosistemici, come l’impollinazione, aumenterà la pressione di parassiti e malattie e ridurrà la biomassa animale marina, mettendo a rischio la produttività alimentare in molte regioni sulla terra e negli oceani". Va da sè che "l’invasione dell’Ucraina e le sue implicazioni sull’offerta di fertilizzanti e beni alimentari accresce ulteriormente la debolezza di un sistema alimentare e idrico precario. In mancanza di interventi, ciò potrebbe avere un impatto estremamente negativo in tutto il mondo. Mentre le carenze in questo caso saranno una conseguenza della guerra, la mancanza di sicurezza sul fronte alimentare potrebbe diventare a sua volta causa di nuovi conflitti".

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