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We.Do Holding, fatturato a 55 milioni nel Q1 2025 (+5,7%)

Debutta Nomas con la direzione artistica di Daniele Lo Scalzo Moscheri

Si chiude in crescita il primo trimestre 2025 per We.Do Holding, realtà padovana controllata dalla famiglia Doimo e attiva nell’arredo di alta gamma, interior design e contract. Il gruppo ha registrato ricavi per 55 milioni di euro, segnando un incremento del 5,7% su base annua. Ancora più significativo l’andamento del portafoglio ordini, che cresce del 56% rispetto al primo trimestre 2024, arrivando a quota 58 milioni tra commesse e canale retail.

Al centro della strategia di espansione e razionalizzazione, la riorganizzazione in tre macro-aree (We Do Home, We Do Spaces, We Do Life) e un nuovo impulso alla divisione imbottiti, con due importanti operazioni: l’ingresso della forlivese Gorini Divani e il debutto del nuovo marchio Nomas.

“La nostra visione è industriale, ma anche culturale – spiega il presidente Andrea Olivi –. Vogliamo costruire una struttura solida, internazionale, capace di generare valore aggiunto e risposte concrete alle esigenze del mercato contemporaneo, anche in chiave energetica”.

Gorini Divani, fondata a Forlì, è una realtà familiare con forte vocazione artigianale, specializzata nell’export. Entra nel perimetro del gruppo attraverso un contratto di direzione e coordinamento che lascia invariata la proprietà ma affida a We.Do la guida strategica e gestionale. “Questo accordo ci dà una visione più ampia – afferma Davide Gorini – e ci consente di affrontare le sfide internazionali con nuove risorse e prospettive”.

Parallelamente, We.Do Holding lancia Nomas – Exploring Comfort, nuova linea sviluppata con il contributo della direzione artistica di Daniele Lo Scalzo Moscheri, pensata per il pubblico giovane e destinata a canali retail selezionati. In catalogo: divani, poltrone e complementi che puntano su design accessibile e comfort esperienziale.

Il gruppo, che nel 2024 ha chiuso con 275 milioni di fatturato e un Ebitda di 30 milioni, conta oggi oltre 900 dipendenti (di cui 350 in Serbia) e 9 stabilimenti produttivi. Il nuovo piano industriale, in approvazione, prevede ulteriori sviluppi anche in ambito energetico e un’ulteriore spinta verso l’internazionalizzazione.

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