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Con Biden transizione energetica torna centrale, anche per Oil Majors deve cambiare modello business

Artoni (AcomeA sgr), interessanti opportunità da questa sfida per creare valore azionisti

La presidenza Biden riporta al centro il tema della transizione energentica, tanto importante se si pensa che gli Stati Uniti sono, in quanto a oil&gas, esportatori netti. Eppure sono gli stessi azionisti della Oil Majors a chiedere un cambio di rotta, consapevoli dell'importanza delle sfide legate al cambiamento climatico. Ma adottare nuovi modelli di business, per quanto difficile, può creare anche valore per azionisti e stakeholder. Ma andiamo con ordine. Engine No.1, il fondo creato da Chris James, che detiene lo 0,12% di Exxon, ha saputo portare dalla sua altri azionisti influenti, a partire dal BlackRock, ...

nella sua battaglia per riportare l'attenzione sul clima. Qualche giorno fa giorno fa in occasione dell'assemblea è riuscita a fare eleggere due suoi rappresentanti in cda, proprio con il sostegno di altri hedge fund e investitori istituzionali, facendo leva sui temi di cui Engine è paladino. Anche in occasione dell'assemblea di Chevron è passata una risoluzione a favore del taglio delle emissioni di Scope 3, che era stata fortemente osteggiata dai vertici. In Europa, il tribunale olandese ha obbligato Shell ad accelerare ed accrescere il piano di riduzione delle emissioni di Co2. Quel che questi episodi raccontano è che siamo di fronte a un cambiamento epocale, e lo sapevamo, ma la novità è che anche le grandi compagnie petrolifere ora ne dovuto assumere piena consapevolezza. 

Ora, riposizionare il modello di business è sempre difficile, soprattutto per aziende di lunga storia e di grande dimensione, come le grandi società petrolifere, "ma questa sfida presenta anche delle interessanti opportunità per creare valore per gli azionisti, oltre che per gli altri stakeholders" come evidenzia Alberto Artoni, Portfolio Manager US Equity di AcomeA sgr. "Il settore energetico - evidenzia l'esperto - è da tempo al centro di una profonda trasformazione, che sta via via cambiando il modello di business di molte società, anche alla luce della maggiore consapevolezza tra i vari stakeholders dell’importanza delle sfide legate al cambiamento climatico". Contemporaneamente "la crescente consapevolezza della sfida del cambiamento climatico e la prospettiva di una, anche solo parziale, sostituzione dei veicoli con motore a scoppio in favore di propulsori elettrici hanno convinto la maggioranza degli analisti ad aderire alla cosiddetta teoria del 'peak oil', secondo cui nei prossimi decenni si raggiungerà, o forse è già stato raggiunto, il punto massimo della domanda aggregata di petrolio e, quindi, negli anni successivi il consumo della commodity andrà progressivamente calando".

Quanto accaduto negli Usa nelle assemblee di Exxon e Chevron, nel vecchio Continente con Shell, nonché la nuova attenzione dell'amministrazione Biden al climate change e alla necessità di gestire la transizione energetica, dunque "questo nuovo scenario del settore - evidenzia Artoni - sta spingendo le aziende ad una sempre maggiore disciplina finanziaria, che limita e razionalizza gli investimenti finalizzati alla crescita del numero di barili prodotti a favore del riposizionamento del business e del ritorno di cassa agli azionisti. Anche il consolidamento del settore a cui stiamo assistendo (tra le principali operazioni ricordiamo l’acquisizione di Noble da parte di Chevron a luglio e quella di Concho da parte di ConocoPhillips ad ottobre) indica proprio una buona disciplina finanziaria. Le aggregazioni, infatti, sono avvenute principalmente con lo scambio di azioni, con premi valutativi molto contenuti rispetto a prezzi di Borsa generalmente depressi. Il consolidamento ha permesso al settore di abbattere i costi, ridurre gli investimenti e migliorare il profilo finanziario dei piccoli player, spesso tropo indebitati. Il contesto è certamente sfidante, ma le aziende che sapranno adattarsi potranno dare importanti soddisfazioni a tutti gli stakeholders, compresi quindi gli azionisti" conclude Artoni.

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