- Food
Export sotto pressione tra dazi e svalutazione del dollaro, rischio perdita da 500 milioni solo nell’agroalimentare
De Castro (Nomisma): "nostri prodotti meno competitivi"
L’export italiano sta attraversando una fase di forte incertezza e vulnerabilità, stretto nella morsa tra la svalutazione del dollaro e i nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti. A lanciare l’allarme è Paolo De Castro, presidente di Nomisma, che mette in guardia sulle possibili conseguenze economiche di questa doppia minaccia, soprattutto per il comparto agroalimentare.
“Non è solo la guerra commerciale innescata dai dazi dell’amministrazione Trump a preoccupare – ha spiegato De Castro – ma anche la costante perdita di valore del dollaro rispetto all’euro, che sta rendendo meno competitivi i nostri prodotti sul mercato statunitense”.
Secondo le stime elaborate da Nomisma, un aumento del 10% dei dazi sulle esportazioni agroalimentari italiane verso gli USA potrebbe generare un danno economico di circa 500 milioni di euro. Una cifra che rischia di aumentare se l’inasprimento tariffario dovesse superare il livello attuale. Tuttavia, a rendere ancora più difficile la pianificazione da parte delle imprese italiane è l’instabilità del quadro normativo americano: continui annunci, rinvii e cambi di rotta creano un clima di sfiducia e paralisi decisionale tra esportatori e importatori.
“L’agroalimentare è uno dei settori più fragili perché soggetto a deperibilità, stagionalità e vincoli logistici – prosegue De Castro – ma è bene ricordare che rappresenta solo il 12% dell’export italiano verso gli Stati Uniti. Altri comparti, come meccanica, farmaceutica, automotive e moda, sono esposti agli stessi rischi, pur con dinamiche differenti”.
A pesare sull’export italiano è anche il crollo del dollaro, che negli ultimi mesi ha toccato livelli minimi storici. Questo peggiora ulteriormente la competitività dei prodotti europei sul mercato USA. “A differenza dei dazi – osserva De Castro – il tasso di cambio non è negoziabile e l’onere cade interamente sulle imprese, che vedono i loro margini contrarsi drasticamente”.
Il rischio è un effetto domino che colpisca non solo l’economia europea, ma anche quella statunitense: la combinazione tra barriere tariffarie e aumento dei prezzi dei beni importati potrebbe innescare un’ondata inflazionistica negli USA.
Infine, De Castro invita alla cautela sulle possibili contromisure da parte dell’Unione Europea: “Rispondere ai dazi con contro-dazi rischia di generare un’escalation pericolosa. Serve sangue freddo e una strategia diplomatica chiara, soprattutto in un contesto in cui la linea dell’amministrazione americana appare sempre più imprevedibile”.