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Fed, primo rialzo tassi a fine 2023, secondo Pictet AM

“Anche da Bce tassi in territorio abbondantemente negativo per molto tempo”

La banca centrale americana "potrebbe essere disposta a tollerare anche un’inflazione prossima al 3%, ma un’eventuale fiammata inflattiva originata dal mercato del lavoro che dovesse consolidarsi nelle aspettative di inflazione, potrebbe mettere in serio pericolo le intenzioni ultra-accomodanti dell’istituto centrale. Per il momento, riteniamo che il rischio di inflazione non verrà contrastato e che, se necessario, la Fed opterà in prima istanza per un early/faster tapering (riduzione del ritmo e dell’importo degli acquisti) nel 2022, rimandando il primo rialzo dei tassi (lift-off) a fine 2023". Lo scrivono Andrea Delitala, Head of Euro Multi Asset, e Marco Piersimoni, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management, in un intervento dedicato agli obiettivi delle politiche economiche di Stati Uniti e Ue, legati rispettivamente al mercato del lavoro e al sostegno della fiducia di privati e imprese.

 

 

Mentre i dati Ocse mostrano che le economie si stanno riprendendo più velocemente e meglio rispetto alle previsioni, con quest’ultime che in molti casi vengono peraltro riviste al rialzo, "tra i Paesi avanzati, risulta particolarmente degna di nota la dinamica degli Stati Uniti, la cui economia, secondo l’Organizzazione parigina, nel 2021 dovrebbe registrare un rimbalzo prossimo al 7% in termini reali, un numero in linea con le nostre stime". "Nel Paese nord-americano ci sono pochi dubbi sul fatto che la priorità della politica economica sia il recupero occupazionale. Nonostante i dati del mercato del lavoro (non-farm payrolls) di aprile siano usciti più deboli del previsto, l’obiettivo delle manovre messe in atto - notano gli esperti - è favorire il reintegro dei posti di lavoro persi a causa della pandemia (oltre 7,5 milioni) e, allo stesso tempo, far aumentare il tasso di partecipazione, ossia portare a rientrare nella forza-lavoro parte delle persone scoraggiate o spaventate dal Covid (tra 2,5 e 4,5 milioni di lavoratori), per reintegrare le quali il recupero occupazionale deve spingersi oltre gli 8 milioni di posti".

"In tale ottica, la Fed ha già da tempo comunicato di privilegiare l’occupazione rispetto al controllo dell’inflazione nell’ambito del suo duplice mandato. Una linea di pensiero mantenuta anche dopo i dati di inflazione sorprendentemente elevati di maggio: l’overshoot tecnico dovuto all’effetto base dovrebbe essere transitorio" spiegano Delitalia e Piersimoni, osservando che ora, quel che resta da capire è "dove l’inflazione si assesterà una volta svanito questo impatto passeggero: il mercato si aspetta un punto di arrivo al di sopra del riferimento del 2%, ma non eccessivamente, intorno al 2,5%. Un livello quindi apparentemente tollerabile, considerati anche gli ultimi anni di inflazione estremamente debole".

"Qualora le aspettative del mercato fossero corrette, vorrebbe dire che la cooperazione tra la politica fiscale e quella monetaria sarebbe stata efficace. Il pericolo maggiore, in tal senso, arriva dai piani di spesa previsti dall’amministrazione Biden" notano. E questo perché "nel tentativo di livellare le differenze sociali, le misure previste dai programmi governativi potrebbero portare a una risalita dei salari con il rischio della ricomparsa dell’inflazione salariale, la componente più persistente della crescita dei prezzi". 

"Un discorso analogo vale per l’Europa dove, nonostante un’inflazione proiettata ancora a lungo al di sotto del target del 2%, la difficoltà della Bce nel rialzare i tassi di interesse, per mancanza di mezzi e/o di volontà, dovrebbe mantenere i tassi reali in territorio abbondantemente negativo per molto tempo". In ogni caso, "l’effetto collaterale di questo policy mix globalmente accomodante ed espansivo è l’esplosione del debito pubblico, arrivato sui massimi di sempre minando la stabilità finanziaria di molti Paesi della regione, Italia in primis. Ad oggi, la banca centrale è al margine l’unico compratore netto di BTP, una funzione che, unitamente ai tassi ai minimi storici, risulta cruciale per garantire la sostenibilità del debito pubblico italiano, almeno nel breve termine. Nel medio/lungo, sarà fondamentale rilanciare la crescita potenziale". A questo contribuiranno i fondi stanziati nell'ambito del piano comunitario Next Generation Eu. Ma intanto, "per comprendere se l’Italia si sia effettivamente instradata in un percorso virtuoso di crescita, i dati da qui a fine anno saranno molto indicativi della reale efficacia degli investimenti pubblici e delle misure atte a rilanciare investimenti aziendali e consumi. Poi, quando entreranno in gioco le risorse europee, a partire dall’anno prossimo, queste dovranno essere sfruttate per attuare quelle riforme strutturali in grado di sostenere la crescita potenziale" concludono i due esperti di Pictet.

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