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Il senso di Virginia per il talento (e i role model)

La nuova iniziativa della 27enne italiana che guida il team per l’innovazione al Financial Times

Virginia Stagni, 27 anni, è arrivata al quotidiano d’Oltremanica quattro anni fa. Fra le sue iniziative in veste di Business Innovation Manager c’è, per il secondo anno consecutivo, la #FTxBocconiTalentChallenge, con cui si cercano giovani innovativi com’è lei. Nell’intervista con Luxury&Finance il suo punto di vista sul gender gap e sulle altre discriminazioni al lavoro, la sua visione del lusso per un giovane di oggi e quello che vede in Gran Bretagna dopo Brexit.

Virginia Stagni è nata a Bologna nel 1993 da genitori che l’hanno cresciuta a cultura, sport e giornalismo. Nella sua città ha frequentato il liceo classico Minghetti, per poi spostarsi a Milano, destinazione Bocconi, e a Londra, quattro anni fa, per lavorare al Financial Times e conseguire un master alla London School of Economics. A scorrere così la sua biografia e i suoi traguardi, raggiunti secondo una time table molto rigorosa, sembra che tutti i discorsi sul gender gap siano superflui: Virginia è una giovane brillante, divenuta Business Development Manager del più prestigioso giornale economico e finanziario britannico grazie a impegno e preparazione. Proprio per questo, nel suo lavoro quotidiano – online e offline – questa professionista si adopera affinché i “buchi” che osserva, anche quando non la riguardano direttamente, siano conosciuti e i media ne siano consapevoli. E cambi qualcosa.

Quali sono i gap che Virginia Stagni osserva più spesso?

Nel mio lavoro a FT ho la fortuna di non assistere a disparità di trattamento relativi al gender. Siamo una realtà attenta e aperta a soluzioni per monitorare i contenuti in chiave gender (Virginia ha supportato l’introduzione di un software che segnala gli squilibri a livello di interlocutori m/f negli articoli del suo giornale, ndr.). Tuttavia, permangono incongruenze di altro genere, come il seniority gap che si osserva quando uno stesso tipo di attività – ad esempio, l’intervento a un convegno – a un dipendente di lungo corso viene pagato e a me no. Certamente, l’esperienza conta e ha il suo valore; è altrettanto vero, però, che anche la carica di conoscenza “fresca” e innovazione di una risorsa più giovane ha un valore inestimabile, a fronte di un delivery analogo.

Che soluzione vede per questo?

La meritocrazia è sempre un faro. Bisogna tenere presente il vantaggio reciproco che nasce dall’incontro di esperienze diverse: per questo immagino forme di cross mentorship, in cui ci si ponga tutti in ascolto e al medesimo livello.

Tornando al gender gap, pur non vivendolo sulla propria pelle, lei si impegna per una consapevolezza diffusa del problema. A che livello bisogna agire?

Innanzitutto bisogna correggere la rappresentazione dei role model. Fino a quando il prototipo di chi si occupa di finanza e investimenti avrà la cravatta e l’abito grigio, anche la studentessa più preparata e portata per la materia farà molta fatica a proiettarsi in quella professione e a lavorare per realizzarsi in essa. Anche se lentamente, comunque, le cose stanno cambiando: studi recenti dimostrano come le donne stiano superando gli uomini nelle performance di consulenze finanziarie: addirittura un guru come Warren Buffett ha rivelato di ispirarsi ai modelli femminili di investimento, che hanno prospettive meno predatorie e di più lungo termine. È importante che le storie di queste donne vengano raccontate, così che le nuove generazioni vi si possano proiettare.

A proposito, in che cosa consiglia di investire Virginia Stagni?
In un’ottica di lungo periodo, educazione e istruzione sono gli investimenti con il ritorno maggiore, perché forniscono gli strumenti per aprire nuove prospettive. A questo si dovrebbe affiancare un investimento dei media sulla qualità, perché è fondamentale il loro ruolo di ricostruzione del contesto e restituzione dell’ecosistema presente. E poi ci sono i social, che nelle mani dei giovani possono diventare strumenti di diffusione di nuove idee e conoscenze, anche grazie a una mentalità di give back, cioè di restituzione di quanto appreso.

Che paese è la Gran Bretagna dopo la Brexit?

Un Paese destinato a perdere molte occasioni. Secondo le ultime disposizioni, non è più possibile far entrare in Gran Bretagna qualcuno senza un contratto di lavoro da almeno 25.600 sterline. Quindi non potranno più arrivare quelli che io chiamo i “diamanti grezzi”, cioè giovani eccezionali sui quali un’azienda non può però investire così tanto al loro arrivo.

Per sicurezza, comunque, ha organizzato la seconda edizione della #FTxBocconiTalentChallenge. Ai giovani talenti che incontrerà e a quelli che invece non la potranno raggiungere che cosa suggerisce?

A qualunque livello, per riuscire al massimo nel proprio lavoro, è necessaria una mentalità imprenditoriale, anche quando non si è proprietari dell’azienda in cui si lavora. Questo significa credere nei propri progetti e andare al di là del compito assegnato. Bisogna essere curiosi e proattivi, guardare oltre e distinguersi. Strumenti per riuscire a fare tutto questo sono certamente la lettura e un uso intelligente dei social, filtrando i contenuti che ci raggiungono. A questo, personalmente aggiungo un diario delle esperienze in cui raccolgo le storie che incontro e in cui trovo cose da imparare.

Che cos’è il lusso per i ragazzi di oggi?

Naturalmente il lusso può essere in oggetti preziosi, a patto che raccontino storie, ma soprattutto - non posso non citare Seneca - il lusso è il tempo e la disponibilità del proprio tempo: in particolare, lavorare da dove voglio e avere superiori che capiscano quanto sia importante e necessario essere flessibili.

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