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Manifattura italiana -14,3% nel 2020, per sistema moda contrazione del 25,4% (Intesa Sp e Prometeia)

Per 2020-21 tasso crescita del 6,8% se emergenza sanitaria sarà gestita con efficienza

A partire dai mesi estivi, l’industria manifatturiera italiana ha registrato un recupero intenso e diffuso alla gran parte dei settori, che tuttavia, in un quadro ancora fortemente incerto, non potrà impedire, anche in assenza di nuovi lockdown generalizzati, un calo del fatturato del 14,3% a prezzi costanti a consuntivo 2020. Lo rileva il Rapporto di Analisi dei Settori Industriali, curato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo e Prometeia. Se la farmaceutica cresce (+3,9%), oltre ad alimentare e bevande, largo consumo, elettrodomestici, elettronica e prodotti e materiali da costruzione che hanno una ripresa più debole, grandi difficoltà mostra il sistema moda, per il quale è atteso un calo del 25,4% per il 2020. Sulla performance della moda pesano una stagione andata sostanzialmente persa, per i provvedimenti restrittivi alla mobilità intrapresi in primavera a livello internazionale, e una chiusura d’anno caratterizzata da un clima di incertezza, con limitazioni alla vita sociale che freneranno ancora i consumi di questi beni.

Difficoltà ancora anche per l’automotive che sconta gli effetti della pesante crisi economica che ha portato a posticipare la domanda di autoveicoli, anche se le attese sono di parziale recupero del fatturato settoriale tra agosto e dicembre, grazie alla spinta degli ecoincentivi per le autovetture approvati nel Decreto Agosto, che hanno già riportato in positivo i numeri delle immatricolazioni in settembre.

La previsione per il 2021-22 è di un significativo rimbalzo del fatturato manifatturiero, ad un tasso di crescita medio annuo del 6,8% a prezzi costanti, dietro l’ipotesi di una gestione più efficiente dell’emergenza sanitaria: se l’attuale escalation dei contagi non dovesse essere arginata con le misure varate e non dovessero arrivare nei tempi attesi cure efficaci e vaccini, si potrebbe, infatti, innescare una crisi di fiducia che condizionerebbe le prospettive del prossimo biennio.

Gli investimenti, secondo la ricerca, saranno volano di ripresa, grazie a un’iniezione senza precedenti dei fondi europei che punta su transizione green, innovazione, digitalizzazione e automazione per accelerare i processi di trasformazione già in atto. L’Italia appare ben posizionata nella corsa verso la neutralità climatica europea, con l’abbattimento del 17,2% delle sue emissioni climalteranti nel periodo 1990-2018, cui hanno contribuito anche i processi industriali. Il manifatturiero italiano è oggi il secondo meno intensivo di emissioni inquinanti dopo quello tedesco, davanti a quello di Francia e Spagna, grazie allo sforzo innovativo delle imprese, evidenziato dalla quota di mercato del 5,1% sui brevetti green europei destinati ai processi manifatturieri.

La trasformazione verso una economia più sostenibile e digitalizzata porterà maggiori opportunità per meccanica, elettrotecnica e autoveicoli e moto, attesi registrare un intenso rimbalzo nel prossimo biennio. La crisi avrà impatti significativi anche sulla redditività manifatturiera, ma meno intensi rispetto al 2009. Il tessuto produttivo si presenta, infatti, rafforzato rispetto al passato, in termini di liquidità e patrimonializzazione, e quindi potenzialmente più resiliente e in grado di affrontare i significativi investimenti necessari per adeguare l’offerta alle sfide future.

 

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