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"Pnrr ben incardinato e prime scadenze rispettate", secondo Paolo Mameli di Intesa Sanpaolo)

Intanto via libera del Senato alla riforma del processo penale

Il Pnrr italiano appare ben 'incardinato', e le prime scadenze previste per il secondo e terzo trimestre di quest’anno sono state rispettate o sono in via di completamento. Il piano concordato con la Commissione include in tutto 528 scadenze, tra 'traguardi' e 'obiettivi', ma la condizionalità appare ridotta nella parte iniziale del programma. In ogni caso, lo sforzo richiesto entro fine anno in tema di riforme appare sfidante. Lo evidenzia Paolo Mameli, economista di Intesa Sanpaolo, nell'analisi 'Pnrr italiano: lavori in corso'. Intantp oggi il Senato ha dato il via libera alla riforma del processo penale: 177 i sì e 24 i no. Il testo è legge in quanto già apporvato dalla Camera. Un passaggio importante perché si tratta di una delle condizioni poste dall'Ue per l'erogazione dei fondi. Ma andiamo con ordine. 

 

Lo scorso 13 agosto, ricorda Mameli, la Commissione europea ha erogato all’Italia a titolo di prefinanziamento 24,9 miliardi di euro, pari al 13% dell'importo totale deliberato in sovvenzioni (68,9 miliardi) e prestiti (122,6 miliardi). Ai 191,5 miliardi totali si aggiungono oltre 13 miliardi provenienti dal programma React-EU (dei quali sono stati già assegnati all'Italia, lo scorso 17 settembre, 4,7 miliardi) e oltre 30 miliardi che il Governo Draghi ha messo a disposizione attraverso la creazione di un Fondo complementare finanziato con risorse nazionali, portando così il piano di rilancio italiano a oltre 235 miliardi.

In relazione al solo Pnrr, al netto del pre-finanziamento, i 191,5 miliardi destinati all’Italia saranno erogati in 10 rate alla fine di ciascun semestre (l’ultima a metà 2026); ogni rata avrà un importo variabile tra 12,6 e 24,1 miliardi. La distribuzione degli esborsi non è uniforme nel tempo ma è più marcata nel periodo iniziale del programma. Le condizioni che dovranno essere rispettate per ottenere le varie tranche, e che riguardano l’attuazione sia degli investimenti sia delle riforme, sono 528: 314 'obiettivi' di tipo quantitativo (target) e 214 'traguardi' di ordine qualitativo (milestone). Dell’insieme di queste 528 condizioni, 380 riguardano gli investimenti (261 gli obiettivi e 119 i traguardi) e 148 le riforme (53 gli obiettivi e 95 i traguardi). Le condizioni poste dalla Commissione sono piuttosto sbilanciate sulla parte finale dell’orizzonte del Piano. Delle 528 condizioni, 51 sono richieste già entro quest’anno: 5 entro il 30 giugno, 4 entro il terzo trimestre e 42 entro fine anno. In gran parte si tratta di traguardi qualitativi. Quelli che dovevano essere completati entro il secondo e terzo trimestre sono stati nella sostanza realizzati, o appaiono in via di completamento.

"Più sfidante - nota Mameli - sarà la realizzazione delle 42 condizioni richieste entro la fine dell’anno: 3 sono le riforme 'abilitanti' (entrata in vigore di tutte le leggi, regolamenti e provvedimenti attuativi per il sistema degli appalti pubblici; riforma del quadro di revisione della spesa pubblica; adozione di una relazione per orientare le azioni del Governo volte a ridurre l'evasione fiscale) e 5 importanti riforme 'orizzontali' (riforma del processo civile, riforma del processo penale, riforma del quadro legislativo in materia di insolvenza, estensione al Fondo Complementare nazionale della metodologia adottata per il Pnrr, istituzione di un sistema di archiviazione per monitorare l'attuazione del Pnrr). Sono 16 invece le scadenze che riguardano le riforme settoriali. Evidentemente, gli scogli maggiori sono rappresentati dalla riforma del processo civile, del processo penale - che ora è legge - e del regime di insolvenza. La scadenza di fine 2021 prevede però solo l’approvazione delle leggi delega, mentre l’adozione dei relativi provvedimenti legislativi è in calendario entro la fine del 2022 e quella dei decreti attuativi entro la metà del 2023. E' già arrivata in aula al Senato anche la riforma del processo civile. Più indietro è il cammino della riforma in materia di insolvenza.

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