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Riparte l'industria, nel 2022 ricavi oltre i 1000 miliardi di euro (Intesa Sanpaolo - Prometeia)

Rimbalzo strutturale per la moda +5,1%. Gap digitale in infrastrutture, competenze Ict ed e-commerce

Torna a crescere l'industria manifatturiera italiana. Già nel secondo semestre dello scorso anno aveva ripreso a correre, ma il 2021 si è aperto con prospettive di rafforzamento. La spinta inflativa, che riflette i recenti rincari sul fronte delle quotazioni delle materie prime industriali, comporterà, a fine anno, un completo assorbimento del gap accumulato sui livelli di fatturato pre-Covid, a prezzi correnti, e il sorpasso della soglia di 1000 miliardi di euro nel 2022 (oltre 70 miliardi in più del 2019), cui contribuiranno anche l’accelerazione della ripresa interna e un ritrovato dinamismo degli scambi mondiali. E' questo il quadro che emerge dall'analisi dei Distretti industriali realizzata da Prometeia e dalla direzione Studi e ricerche Intesa Sanpaolo. A prezzi costanti il recupero 2021 sarà ancora parziale (-1.7%), fatta eccezione per alcuni settori meno intaccati dalla crisi (Farmaceutica, Alimentare e bevande) o in recupero più intenso della media (Prodotti e materiali da costruzione, Elettrodomestici) ...

Il ciclo degli investimenti avrà un ruolo cruciale nell’accelerare la ripresa dell’industria italiana, grazie al supporto dei fondi Next Generation EU e al loro impiego attraverso le linee guida dettate dal Piano Nazionale di Ripresa.e Resilienza), esercitando un effetto traino sul fatturato manifatturiero lungo l’intero orizzonte al 2025 (+2,6% in media d’anno nel 2023-25, a prezzi costanti). Gli investimenti pubblici, in particolare nelle costruzioni, dove l’Italia ha accumulato il gap più ampio nei confronti dei concorrenti europei, potranno tornare protagonisti accanto agli investimenti privati, dove il divario accumulato è minore, grazie all’azione mirata del sistema incentivante introdotto nel 2016 (Piano Industria 4.0, più volte rimodulato).

Dalle survey europee, che fotografano l’evoluzione più recente delle imprese sul fronte degli investimenti digitali, emerge l’immagine di un manifatturiero italiano pre-Covid ben posizionato nella digitalizzazione dei processi produttivi (e.g. cloud, simulazione, robotica, IoT, intelligenza artificiale), in tutti i settori, in particolare nell’Elettronica, nella Meccanica/Elettrotecnica e nella filiera dei metalli, ma anche nelle specializzazioni più tradizionali del made in Italy, come l’Alimentare e bevande. Resta un gap da colmare nella digitalizzazione dei servizi di vendita (e-commerce, utilizzo di website strutturati), negli aspetti infrastrutturali (fibra ottica, 5G) e nelle competenze ICT interne alle aziende, che in parte potrebbe essere stato assorbito durante la crisi, per far fronte a un mercato sempre meno fisico e più on-line. Nuovi impulsi potranno giungere dal PNRR, nel rimuovere alcuni ostacoli all’investimento incontrati in passato, soprattutto dalle piccole e medie imprese, ad oggi più in ritardo nell’abbracciare le soluzioni digitali di frontiera.

I settori che potranno avvantaggiarsi di tassi di crescita più dinamici nel quinquennio 2021-25 sono Elettronica (+6,6% in media d’anno, in termini di fatturato a prezzi costanti), Meccanica (+6%), Autoveicoli e moto (+6%), ed Elettrotecnica (+5,8%) ovvero le specializzazioni produttive più direttamente interessate dalla prevista accelerazione del ciclo degli investimenti, con effetti a cascata sui settori posizionati a monte della catena del valore (Prodotti in metallo +5%, Metallurgia +3,9%), che beneficeranno, al contempo, del traino del ciclo edilizio. Il sostegno delle costruzioni sarà visibile anche sui Prodotti e materiali da costruzione (+4,2% in media d’anno nel 2021-25) e sui Mobili (+4%), sommandosi, nel caso di questi ultimi, a un contributo determinante del canale estero e dei consumi interni legati al comfort domestico, che potranno divenire un trend strutturale anche post pandemia, agevolati dagli incentivi legati alle ristrutturazioni edilizie.

Gli Elettrodomestici, invece, in recupero nel periodo di crisi, torneranno a registrare tassi di crescita più moderati lungo l’orizzonte di previsione (+1,9%). Sopra la media l’evoluzione stimata per il Sistema moda (+5,1%), che vede la crescita del 2021-22 accelerata dal rimbalzo statistico dai minimi toccati nel 2020, a fronte di condizioni di domanda ancora fragili, soprattutto sul mercato interno, che favoriranno un aumento dell’import penetration. Un buon dinamismo caratterizzerà anche il Largo consumo (+3,1% in media d’anno nel 2021-25), che potrà beneficiare di una ripresa della cosmesi (anche sui mercati esteri), penalizzata dal crollo imposto dalla pandemia (in particolare nella cosmetica professionale), oltre che da una domanda di prodotti per la detergenza che resterà trainante anche col superamento dell’emergenza sanitaria. Gli Altri intermedi (+2,9%) e gli Intermedi chimici (+2,6%), invece, potranno gradualmente tornare a crescere in linea con le medie di lungo periodo, da qui al 2025, esaurito il sostegno del processo di ricostituzione delle scorte nei settori a valle della filiera. Nella parte bassa della graduatoria 2021-25 si posizionano, infine, i settori meno colpiti dalla crisi 2020, quali Farmaceutica e Alimentare e bevande che, pur accelerando, mostreranno ritmi di crescita attorno al 2% in media d’anno.

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