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Ucraina, per Kairos "risposta a Russia potrebbe essere anche solo economica, conflitto coinvolge assetti complessivi europei"

Fugnoli, "timore che Russia, come risposta alle sanzioni, interrompa o limiti le esportazioni di gas all'Europa"

La risposta alla crisi ucraina potrebbe essere anche solo "economica". Lo evidenzia Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos, che approfondisce nel suo podcast mensile 'Al 4° piano'  lo scenario geopolitico attuale, nella consapevolezza comunque che la conseguenza delle tensioni tra Russia e Ucraina "potrebbe essere più serio di quelli precedenti". "Ci sono state guerre vicinissime come quelle in Jugoslavia negli anni 90 che non hanno avuto nessun effetto sui nostri mercati. Le stesse guerre in Ucraina, quella del 2014 e quella del 2015, sono rimaste un fenomeno locale. Se questa volta l'effetto è più serio, è perché il conflitto va al di là dell'Ucraina e coinvolge gli assetti complessivi europei. Oltre al piano politico c'è il rischio di una ricaduta economica che, oltre a riguardare ovviamente ucraina e Russia, toccherenne direttamente anche l'Europa, proprio un un momento delicato della sua transizione energetica. Il tutto si inserisce in un contesto impegnativo di normalizzazione monetaria di per sé fisiologico, ma che in questo quadro gioca quale fattore di stress" sostiene Fugnoli. "Storicamente l'inizio di una guerra percepita come vicina viene accolto con un ribasso di Borsa. I compratori si ritirano e bastano pochi venditori per fare scendere i prezzi. Più avanti il mercato inizia a muoversi in linea con le vittorie o le sconfitte dell'esercito di casa. Quando poi si inizia a intravedere la fine del conflitto, se questa è vittoriosa, il mercato si riprende velocemente. Naturalmente ci sono molti fattori nel contorno che possono esercitare un'influenza: la tassazione straordinaria, la monetizzazione delle spese di guerra, gli stimoli all'apparato industriale per il riarmo, il controllo dei movimenti di capitale, sono solo alcuni degli elementi che si aggiungono alla guerra". Questo è quel che accade, di solito. Ma "questa volta ci troviamo di fronte a uno scontro che più che una guerra ricorda ancora una partita a scacchi. la Russia nega di avere intenzione di invadere, mentre l'America dichiara lo scontro possibile e perfino probabile indicandone anche la data. Nessuno va preso alla lettera. Per la Russia vale il paradosso del mentitore che non è credibile sia quando dice il vero, sia quando mente. Per l'America c'è un interesse a ricompattare il fronte con l'Europa indicando un avversario comune. E c'è il desiderio di mostrare un volto intransigente, dopo la discussa uscita dall'Afghanistan. C'è anche un calcolo da parte americana, per cui il mancato attacco russo, nel caso, potrebbe essere presentato come una vittoria della linea della fermezza.  È significativo, comunque, che la Nato abbia già detto che non interverrà militarmente in caso di conflitto". A valle di questa analisi, "la risposta sarà economica e sarà - evidenzia Fugnoli - basata soprattutto su due punti. Il primo, ancora incerto per le perplessità europee, sarà l'esclusione della Russia dal sistema dei pagamenti internazionali in dollari. Il secondo sarà il blocco di Nord Stream 2 che però, si noti, non è ancora partito. Quello che si teme è che la Russia, come risposta alle sanzioni, interrompa o limiti le esportazioni di gas all'Europa". Ma va considerato il fatto che "l'approssimarsi della fine della stagione invernale rende però un po’ meno minacciosa questa ipotesi. Va poi considerato che tutti i canali diplomatici sono aperti e funzionano a pieno regime. Molti Paesi possono fare da mediatore nel caso le cose si complichino ulteriormente. Questa è una differenza importante rispetto a crisi passate, come quella di Cuba del 1962, quando le comunicazioni furono scarse e difficili". Insomma, secondo l'esperto, "è difficile pensare che la Russia abbia davvero intenzione di annettersi l'Ucraina. A una guerra incerta seguirebbe una guerriglia estenuante e un costo economico ingente. Né in Russia né in Ucraina l'opinione pubblica ha voglia di guerra. Un accordo sulla finlandizzazione dell'Ucraina, ovvero sulla sua neutralità tra i blocchi, sarebbe una soluzione soddisfacente per la Russia, anche se incontrasse resistenze ucraine". Ovviamente, "non si può però escludere che le cose sfuggano di mano e che piccoli scontri sul confine portino a un'escalation. In pratica, si può adottare come scenario di base che la crisi rimanga acuta a lungo, ma restando sotto controllo e con uno scenario di coda per cui la crisi sfocia a un certo punto in uno scontro militare. In questa ipotesi nei portafogli vanno ridimensionate le posizioni non difendibili o perché a leva, o perché troppo aggressive rispetto alla propensione al rischio individuale".

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