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Truss e il Re all'ombra di Elisabetta II

Il futuro della Gran Bretagna, nel giro di pochi giorni è passato nelle mani di due nuovi protagonisti, entrambi arrivati ai posti di comando senza passare dall’acclamazione popolare. Uno è finito sul trono per via dinastica, l’altra per un avvicendamento alla guida del governo votato solo dai membri del suo stesso partito. Liz Truss è stata l’ultimo primo ministro, il 15esimo, a baciare la mano della regina Elisabetta II, Carlo l’ultimo a salutarla prima della sua morte. In qualche modo, entrambi avevano passato la vita a sognare e ad aspettare che giungesse il loro momento. Il re, oggi re Carlo III, stava quasi perdendo ogni speranza di vedersi riconosciuto il titolo per il quale era predestinato dalla nascita; Liz Truss, il primo ministro, già nelle recite scolastiche si immaginava come la nuova Margaret Thatcher. Ciò che sicuramente accomuna i due, che aspirano a lasciare il segno del loro passaggio, è l’ombra pesante di chi li ha preceduti. La regina Elisabetta II è stata la figura che per 70 anni ha assicurato la sopravvivenza e la popolarità della monarchia inglese. Ha indossato quella corona con spirito di dedizione, senza prestare il fianco a scandali o polemiche, incutendo un sacro rispetto che l’ha accompagnata dall’epoca del carbone a quella di zoom. Non sarà facile per il figlio eguagliarla. Certo la sua attenzione per i temi, oggi quanto mai attuali, legati alla tutela dell’ambiente e la passione per il biologico, creano molte simpatie; numerose sono anche le attività benefiche che lo hanno visto impegnato in questi anni di lunga attesa. Ma qui, di sbavature ce ne sono state parecchie, non ultima, la famosa valigetta di Fortum & Mason nella quale portava in patria i soldi, 3 milioni di euro, che lo sceicco del Qatar, Hamad bin Jassim bin Jaber al-Thani, gli aveva versato. Erano per la sua charity, per carità, lui non si è messo in tasca un centesimo, ma Elisabetta non lo avrebbe mai fatto. Come non avrebbe mai mostrato la stizza con la quale, in occasione della sua proclamazione in St James’s Palace sabato mattina, il nuovo re ha fatto spostare le penne pronte sullo scrittoio per siglare il passaggio di consegne, senza nemmeno toccarle. Un gesto che non è passato inosservato e che la dice lunga sulla sua vera indole, mentre Camilla alle sue spalle gettava gli occhi al cielo. 

Con i destini già intrecciati, Liz Truss, dal numero 10 di Downing Street si è accodata al nuovo principe del Galles, William e alla regina consorte per controfirmare la nomina del nuovo re. Davanti a lei l’ombra del suo passato, viva e spettinata: Boris Johnson era schierato in prima fila insieme a tutti gli ex primi ministri inglesi. Questa è la pesante eredità di Liz Truss che, nel tentativo di smarcarsi, ha già mostrato tutta la rigidità e la severità che a BoJo sono sempre mancate. Naturalmente è a tutti noto che lei era l’erede indicata dall’ex premier, che ha lottato tra i parlamentari Conservatori perché prendesse il suo posto, mentre gli eletti non hanno mai mostrato grande entusiasmo nei suoi confronti. Sono stati infatti i voti raccolti fuori dal palazzo a portarla alla vittoria sul rivale Rishi Sunak. Per far dimenticare il suo predecessore dirompente e pasticciato, Truss ha subito cercato di somigliare alla Lady di Ferro degli anni '80. Ma la strada è lunga e a spegnere questi pallidi tentativi, finora adducibili solo al suo guardaroba, ci hanno pensato gli analisti politici inglesi che, su alcuni quotidiani, hanno già dichiarato che 'Margaret Thatcher si rivolterebbe nella tomba'. Truss, in passato membro di un Think tank propugnatore del libero mercato e co-autrice del libro 'Britannia Unchained' (Britannia senza catene), uscito una decina di anni fa, si interrogava sulle strategie da attuare per portare la spesa pubblica sotto il 35% del Pil. Oggi viaggia al 43% e durante la pandemia ha toccato il 50%. Le previsioni ritengono che sarà difficile scendere sotto il 40%. La naturale conseguenza è che più intrusivo è la stato, più schiacciato è il settore privato che vede anche aumentare il costo dei prestiti limitando la sua capacità di fare investimenti.

Una versione contemporanea, questa, del famoso 'Nanny State' tanto vituperato dai Conservatori guidati dalla vera 'Lady di Ferro', che non ha mai apprezzato l’atteggiamento degli stati europei più interventisti e inclini a questo approccio verso la spesa pubblica. Liz Truss, che in passato, durante la campagna per la Brexit, era stata prima 'remainer' poi sostenitrice dell’uscita dall’UE, anche oggi, rinforzando la presenza, il controllo e l’influenza statale sulla vita degli inglesi, cambia casacca. Ecco perché la Thatcher si rivolterebbe nella tomba e qualcuno azzarda, anche Reagan. Liz Truss e Carlo III d’Inghilterra si affacciano su un futuro molto difficile per la Gran Bretagna, per la stabilità del governo e quella della Corona. Probabilmente il re “impiccione” non mancherà di far sentire la sua ingerenza sulla politica, trasgredendo allo stile materno e Truss non godrà di quel carisma e di quella popolarità che hanno consentito a Boris Johnson di combinare una marea di guai. Ciò su cui gli scommettitori inglesi non esiterebbe a puntare i loro soldi è la transitorietà e la breve durata della loro presenza al timone del Paese.

 

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